2011-06-16 15:52:53

In Grecia il momento è serissimo: crisi economica e instabilità politica


La Grecia nel caos. Dopo le manifestazioni di ieri contro le misure di austerity per far fronte alla crisi, il premier Papandreu in un primo momento ha parlato di dimissioni, poi ha optato per il rimpasto di governo. Entro martedì prossimo si avrà il voto di fiducia del parlamento, mentre i problemi economici del Paese continuano a suscitare importanti ripercussioni a livello europeo. Sulla difficile situazione Luca Collodi ha intervistato l’arcivescovo cattolico di Atene, mons. Nicolas Foskolos:RealAudioMP3

R. - Viviamo veramente una situazione molto difficile, perché dall’entrata della Grecia nell’allora Mercato comune, e poi nell’Unione Europea, i nostri politici hanno sfruttato tutto il denaro che veniva dall'Europa comunitaria senza fare ciò che era previsto dalle direttive europee, cioè di aiutare lo sviluppo della nazione. Il popolo non ha avuto nulla.

D. – Il popolo greco guarda ancora oggi con interesse all’Unione Europea o preferisce una Grecia fuori dall’Unione?

R. – La percentuale a favore delll’Unione Europea è più grande e forse si è avuta un’idea falsa dell’Unione europea. Per molti anni il popolo guardava l’Unione Europea come la “mucca che dona il latte”: si riceve il denaro senza far nulla.

D. - La Chiesa cattolica greca come sta affrontando questo momento?

R. - C’è molta gente che chiede aiuto. La Chiesa cattolica in Grecia è una piccolissima minoranza. I cattolici greci sono lo 0,5 per cento della popolazione: circa 50 mila su 11 milioni. Però negli ultimi decenni abbiamo visto una crescita per i nuovi arrivi: diversi rifugiati o profughi - alcuni parlano di 300 mila persone - sparsi in tutta la Grecia, molti dei quali chiedono l’aiuto della Chiesa. La Caritas di Atene ha creato l’Ufficio per i profughi: si dà da mangiare ogni giorno a 240 persone; c’è anche il centro delle suore di Madre Teresa e lì danno cibo almeno a 200 persone per giorno. Però, negli ultimi mesi, abbiamo visto anche molti greci chiedere aiuto perché non hanno da mangiare. Questo numero aumenta di giorno in giorno. Le pensioni e le paghe mensili diminuiscono di valore e quelli che dovrebbero pagare, quelli che hanno rubato allo Stato, non pagano nulla fino ad adesso.

D. – Lei vede una via d’uscita alla situazione greca o teme un’evoluzione ancora più critica?

R. - Umanamente parlando vedo un’evoluzione più critica. Se non verranno prese misure più vere da parte dell’Unione Europea, purtroppo la Grecia ne diventerà una "colonia". Solo attraverso questa situazione la Grecia potrà uscire dalla difficoltà in cui si trova. Se saranno altri che decideranno per noi, come greco mi dispiacerebbe di questa soluzione. Ma forse sarebbe l’unica che ci potrebbe aiutare a uscire dalla situazione in cui ci troviamo. (bf)

L’Onu denuncia: in Siria “orrenda” situazione dei diritti umani
L’Onu esorta il presidente Assad a varare “riforme prima che sia troppo tardi” e definisce “orrenda” la situazione dei diritti umani in Siria. Intanto, continua la repressione in varie zone del Paese. Davide Maggiore:RealAudioMP3

Il segretario generale dell’Onu chiede ad Assad di “proteggere il popolo, rispettare i suoi diritti e dare ascolto alle sue rivendicazioni”. L’appello di Ban Ki-moon segue un rapporto dell’Alto commissario Onu per i diritti umani, Navi Pillay, che denuncia una repressione brutale e una drammatica situazione dei diritti umani. I morti sarebbero oltre 1100 e più di 10 mila gli arresti. Sotto accusa in particolare l’uso eccessivo della forza, le detenzioni arbitrarie e casi di tortura. Le Nazioni Unite hanno deciso di inviare una missione d’inchiesta in Siria da oltre un mese ma, ha notato Pillay, il governo non ha ancora concesso le autorizzazioni necessarie. Intanto, carri armati sono ancora schierati in molte parti del Paese contro le proteste: dalle regioni dell’est, confinanti con l’Iraq, alla località, già abbandonata da migliaia di profughi, di Maarrat an Numan, a poca distanza dalla frontiera turca. E proprio in Turchia è arrivato ieri il ministro degli Esteri di Damasco per incontrare le autorità di Ankara. Nei giorni scorsi, il premier turco, Erdogan, in passato vicino alla Siria, aveva criticato l’uso della forza contro i civili da parte delle truppe di Assad. E intervengono oggi anche Russia e Cina: con un comunicato congiunto fanno sapere di essere contro qualsiasi ingerenza straniera nelle crisi in corso in Siria e in altri Paesi arabi.

A Tripoli l’inviato di Mosca, mentre il figlio di Gheddafi parla di elezioni
E’ arrivato a Tripoli per incontri ad alto livello l’inviato russo che cerca di trovare una soluzione al conflitto in Libia. Si tratta di Mikhail Margelov, rappresentante speciale per l'Africa del presidente Medvedev, chee dovrebbe incontrare il primo ministro, il ministro degli Esteri, e altri membri del governo. In un’intervista al Corriere della Sera, Saif Al Islam Gheddafi, il figlio del colonnello Gheddafi, ha dato la sua ricetta per uscire dalla crisi: ''Elezioni subito, con la supervisione internazionale". Si è detto convinto che il mondo scoprirà "quanto Gheddafi sia popolare''. Intanto, la Nato respinge le accuse del regime libico di avere ucciso 12 civili durante un bombardamento, ieri, nella città di Kikla, a sud di Tripoli. E la Tunisia smentisce notizie di stampa che parlavano di dieci colpi di mortaio esplosi sul suo territorio, confermandone solo uno in zona di confine lontano dall’abitato. Confermato invece il costante flusso di insorti feriti che si rifugiano in Tunisia.

L’appello di Obama e dell’Onu alle autorità del Sudan: fermare le operazioni militari
Un appello perché cessino le violenze in Sudan. Lo ha lanciato il presidente statunitense Obama, in un messaggio audio per "Voice of America". Il capo della Casa Bianca ha invitato i leader sudanesi ad “assumersi le proprie responsabilità”, a pochi giorni dal 9 luglio, quando sarà proclamata l’indipendenza del Sud decisa col referendum del gennaio scorso. “Il governo del Sudan deve impedire una nuova escalation del conflitto e fermare immediatamente le proprie azioni militari", ha detto Obama. Negli ultimi giorni, dopo le tensioni nello Stato dell’Abyei, a preoccupare è anche la situazione nel Sud Kordofan. Un appello a “fermare le ostilità” in tale zona petrolifera del Nord è venuto pure dal segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon. Giada Aquilino ha intervistato Giovanni Sartor, portavoce della Campagna Italiana per il Sudan:RealAudioMP3

R. – E’ in corso un conflitto iniziato il 6 giugno intorno alla città di Kadugli, la capitale del sud Kordofan, tra le truppe dell’esercito di liberazione del Sudan, lo Spla, e le forze armate del governo nazionale del Nord. Questo conflitto pare sia stato scatenato dalla richiesta da parte del governo del Nord Sudan allo Spla di abbandonare le posizioni nel Sud Kordofan, che è un territorio conteso, ma che fa comunque parte del Sudan settentrionale. Al rifiuto da parte dello Spla di abbandonare le posizioni, è iniziato lo scontro. Si parla di parecchie migliaia di persone in fuga: solo 30-40 mila dalla città di Kadugli e in generale di 50 mila sfollati complessivamente nella zona.

D. - Il 9 luglio sarà proclamata l’indipendenza del Sud. Perché negli ultimi mesi nel territorio del Sud Sudan, e non solo, sono aumentate le tensioni?

R. – Le motivazioni sono varie. Sicuramente, le elezioni sono state l’ultima causa scatenante, elezioni che sono avvenute anche in Sud Kordofan e che hanno portato alla vittoria di un governatore rappresentante del partito del Nord. Questa è una regione in cui la presenza del partito del Sud è molto forte, perché ci abitano le persone di etnia Nuba che hanno partecipato alla guerra dello Spla contro il Nord Sudan. Sono zone, tra l’altro, molto importanti dal punto di vista delle risorse, soprattutto del petrolio. Quindi, si capisce perché ai contendenti interessi avere un controllo maggiore di queste zone, per arrivare poi al 9 luglio in una posizione di maggior forza.

D. – Nelle ultime ore, è arrivato anche l’appello del presidente statunitense Obama per un cessate-il-fuoco in Sudan. Quale può essere il ruolo della comunità internazionale?

R. – Secondo noi, il ruolo della comunità internazionale dovrebbe essere quello di parlare e cercare di creare uno spazio diplomatico tra i leader del Nord Sudan e Sud Sudan. Un ruolo importante lo gioca, secondo noi, l’Unione Africana. Si spera che, a livello africano, si riescano a trovare degli accordi per vincolare queste zone che sono un po’ in conflitto, perché sono ancora contese: vincolarle a un controllo da parte di forze di pace e sedersi a un tavolo per cercare un’intesa che tenga conto degli interessi delle comunità locali.(bf)

Al Qaeda considera al-Zawahiri successore di Osama bin Laden
Sarà Ayman al-Zawahiri il successore di Osama bin Laden alla testa della rete terroristica al Qaeda. Zawahiri, 60 anni, medico egiziano, era già considerato il numero due dell’organizzazione e il più probabile successore dello sceicco saudita rimasto ucciso lo scorso maggio. Il comunicato con cui al-Qaeda annuncia la decisione è stato pubblicato su vari siti islamisti radicali e ripreso dalla tv satellitare al-Arabiya.

Pakistan alle prese con gli omicidi del ministro Bhatti e del giornalista
In Pakistan, ci sono sviluppi nelle indagini sugli omicidi del ministro cristiano Shahbaz Bhatti e del giornalista Syem Saleem Shahzad. Un uomo sospettato di aver partecipato all’omicidio di Bhatti, che guidava il dicastero per le minoranze, è stato fermato a Karachi. Secondo la stampa, avrebbe ammesso il delitto durante una conversazione telefonica intercettata. Intanto, il governo pakistano ha istituito una commissione d’inchiesta che faccia luce sull’altro omicidio, quello di Shahzad, che in Italia collaborava con l’agenzia di stampa AdnKronos International e con il quotidiano La Stampa. Le autorità hanno così accolto una richiesta dei colleghi del giornalista, ucciso in circostanze misteriose. I Servizi segreti militari (Isi) erano stati sospettati di essere coinvolti nel delitto, ma avevano seccamente respinto le accuse.

A Barcellona ieri scontri tra “indignados” e polizia
I cosiddetti “indignados”, che ieri a Barcellona hanno assediato la sede del parlamento regionale, hanno dato vita a scontri con la polizia e ad aggressioni di deputati che stavano cercando di entrare in aula. E’ la prima volta che le azioni degli "indignados" - che oltre a gridare insulti hanno lanciato oggetti e aggredito diversi parlamentari - vanno oltre la protesta pacifica. Alcuni deputati hanno raggiunto l’assemblea in elicottero o nei furgoni della polizia. Il premier spagnolo, Zapatero, ha duramente condannato l’accaduto, così come ha fatto una parte del movimento degli "indignados", che ha attribuito i disordini a “una minoranza”.

Annullata la visita di Lula a Roma: pesa il caso Battisti
L’ex presidente brasiliano Lula da Silva ha annullato la sua visita a Roma, prevista per le prossime settimane. Secondo la stampa locale, la scelta è dovuta al timore di polemiche per la recente decisione del Supremo tribunale federale brasiliano di negare l’estradizione dell’ex terrorista, Cesare Battisti. I giudici avevano così confermato un provvedimento firmato lo scorso 31 dicembre dallo stesso Lula.

Nave pattugliatrice cinese nella zona delle isole Spratly e Paracel
La Cina ha inviato una nave pattugliatrice nella zona delle isole Spratly e Paracel, nel Mar Cinese meridionale, rivendicate anche dal Vietnam. Nei giorni scorsi, la marina di Hanoi aveva effettuato delle esercitazioni, definite di routine, vicino agli arcipelaghi contesi, potenzialmente ricchi di petrolio e gas e rivendicati anche da altri Stati dell’area. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza e Davide Maggiore)

Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 167







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