2011-06-16 14:37:09

Australia: messaggio dei vescovi per la Domenica degli aborigeni


“Amicizia: un nuovo nome per la solidarietà con i nativi australiani”. Si intitola così il messaggio scritto dai vescovi dell’Australia per la “Domenica degli aborigeni e degli isolani dello Stretto di Torres”, in programma per il 3 luglio. Il documento, a firma di mons. Christopher Prowse, presidente della Commissione episcopale per i rapporti con gli aborigeni, ribadisce che “essere solidali con i nativi australiani significa approfondire i rapporti personali gli uni con gli altri. E significa anche sviluppare un atteggiamento di unità”. I presuli ricordano, quindi, la difficile situazione in cui vivono ancora gli aborigeni del Paese e sottolineano la necessità di “colmare le distanze” tra la maggioranza degli australiani, che vivono nel benessere, ed i nativi stessi, che spesso si trovano in condizioni disagiate. “Come il Buon Samaritano nel Vangelo – si legge nel messaggio – l’amicizia richiedere una risposta profondamente sentita ed implica uno sforzo reale per raggiungere tutti gli emarginati e portare loro salvezza e speranza”. Anche perché, scrive mons. Prowse, “l’80% degli aborigeni vive nelle città e non nelle regioni deserte del Paese”. Cosa fare, dunque? In modo molto dettagliato, i vescovi australiani elencano alcune vie da intraprendere: colmare le lacune storico-culturali sulla realtà dei nativi; abbattere i pregiudizi, evitando di considerare gli aborigeni come rifugiati o migranti; comprendere l’importanza di un’unità nazionale basata sul rispetto della diversità; scoprire le tante attività che la Chiesa locale porta avanti a favore dell’integrazione dei nativi; partecipare alle iniziative di riconciliazione parrocchiali, facendo sì che gli aborigeni stessi vi siano inclusi. Il messaggio dei presuli, inoltre, riporta anche alcune testimonianze di persone che hanno migliorato il proprio stile di vita grazie all’amicizia con i nativi e grazie al loro atteggiamento di semplicità, umiltà e rispetto reciproco. Quindi, il documento episcopale ricorda che “l’amicizia è importante per tutti noi. E l’amicizia più grande è quella con Dio. Gesù, con la sua morte e risurrezione, l’ha portata fino a noi uomini. Ora, è giunto il momento di portare i frutti di questa amicizia in tutto il mondo, specialmente ai nostri amici aborigeni, nostri fratelli in Cristo”. Infine, il messaggio si conclude invitando i fedeli a riflettere sul discorso che il Beato Giovanni Paolo II tenne nel 1986 ad Alice Springs: in quell’occasione, Papa Wojtyla affermò che “la creazione di una nuova società di aborigeni non può essere portata avanti senza accordi giusti reciprocamente riconosciutI. Il massimo valore che potrà essere conseguito da questi accordi è il rispetto per la dignità e lo sviluppo della persona umana. Voi, aborigeni di questo Paese e delle sue città, dovete dimostrare che state operando attivamente per la vostra dignità di vita. Da parte vostra, dovete mostrare che potete anche voi camminare a testa alta e imporre il rispetto che ogni uomo si aspetta di ricevere dal resto della famiglia umana. Diventate cristiani aborigeni”. E Giovanni Paolo II concludeva: “Carissimi aborigeni: è venuto per voi il momento di prendere nuovo coraggio e nuova speranza. Siete chiamati a ricordare il passato, a essere fedeli alle vostre degne tradizioni, e ad adattare la vostra cultura viva quando sia necessario per rispondere alle vostre esigenze e a quelle del vostro popolo. Ma soprattutto siete chiamati ad aprire sempre più i vostri cuori al messaggio consolatore, purificatore ed esaltante di Gesù Cristo, il Figlio di Dio, morto perché tutti abbiamo la vita e l’abbiamo in abbondanza (cf. Gv 10, 10)”. (A cura di Isabella Piro)







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