Australia: messaggio dei vescovi per la Domenica degli aborigeni
“Amicizia: un nuovo nome per la solidarietà con i nativi australiani”. Si intitola
così il messaggio scritto dai vescovi dell’Australia per la “Domenica degli aborigeni
e degli isolani dello Stretto di Torres”, in programma per il 3 luglio. Il documento,
a firma di mons. Christopher Prowse, presidente della Commissione episcopale per i
rapporti con gli aborigeni, ribadisce che “essere solidali con i nativi australiani
significa approfondire i rapporti personali gli uni con gli altri. E significa anche
sviluppare un atteggiamento di unità”. I presuli ricordano, quindi, la difficile situazione
in cui vivono ancora gli aborigeni del Paese e sottolineano la necessità di “colmare
le distanze” tra la maggioranza degli australiani, che vivono nel benessere, ed i
nativi stessi, che spesso si trovano in condizioni disagiate. “Come il Buon Samaritano
nel Vangelo – si legge nel messaggio – l’amicizia richiedere una risposta profondamente
sentita ed implica uno sforzo reale per raggiungere tutti gli emarginati e portare
loro salvezza e speranza”. Anche perché, scrive mons. Prowse, “l’80% degli aborigeni
vive nelle città e non nelle regioni deserte del Paese”. Cosa fare, dunque? In modo
molto dettagliato, i vescovi australiani elencano alcune vie da intraprendere: colmare
le lacune storico-culturali sulla realtà dei nativi; abbattere i pregiudizi, evitando
di considerare gli aborigeni come rifugiati o migranti; comprendere l’importanza di
un’unità nazionale basata sul rispetto della diversità; scoprire le tante attività
che la Chiesa locale porta avanti a favore dell’integrazione dei nativi; partecipare
alle iniziative di riconciliazione parrocchiali, facendo sì che gli aborigeni stessi
vi siano inclusi. Il messaggio dei presuli, inoltre, riporta anche alcune testimonianze
di persone che hanno migliorato il proprio stile di vita grazie all’amicizia con i
nativi e grazie al loro atteggiamento di semplicità, umiltà e rispetto reciproco.
Quindi, il documento episcopale ricorda che “l’amicizia è importante per tutti noi.
E l’amicizia più grande è quella con Dio. Gesù, con la sua morte e risurrezione, l’ha
portata fino a noi uomini. Ora, è giunto il momento di portare i frutti di questa
amicizia in tutto il mondo, specialmente ai nostri amici aborigeni, nostri fratelli
in Cristo”. Infine, il messaggio si conclude invitando i fedeli a riflettere sul discorso
che il Beato Giovanni Paolo II tenne nel 1986 ad Alice Springs: in quell’occasione,
Papa Wojtyla affermò che “la creazione di una nuova società di aborigeni non può essere
portata avanti senza accordi giusti reciprocamente riconosciutI. Il massimo valore
che potrà essere conseguito da questi accordi è il rispetto per la dignità e lo sviluppo
della persona umana. Voi, aborigeni di questo Paese e delle sue città, dovete dimostrare
che state operando attivamente per la vostra dignità di vita. Da parte vostra, dovete
mostrare che potete anche voi camminare a testa alta e imporre il rispetto che ogni
uomo si aspetta di ricevere dal resto della famiglia umana. Diventate cristiani aborigeni”.
E Giovanni Paolo II concludeva: “Carissimi aborigeni: è venuto per voi il momento
di prendere nuovo coraggio e nuova speranza. Siete chiamati a ricordare il passato,
a essere fedeli alle vostre degne tradizioni, e ad adattare la vostra cultura viva
quando sia necessario per rispondere alle vostre esigenze e a quelle del vostro popolo.
Ma soprattutto siete chiamati ad aprire sempre più i vostri cuori al messaggio consolatore,
purificatore ed esaltante di Gesù Cristo, il Figlio di Dio, morto perché tutti abbiamo
la vita e l’abbiamo in abbondanza (cf. Gv 10, 10)”. (A cura di Isabella Piro)