2011-06-15 14:20:59

Presentata l’edizione italiana del Glossario multilingue sulle migrazioni. Mons. Vegliò: linguaggi all'insegna della solidarietà


È stata presentata oggi a Roma l’edizione italiana del Glossario multilingue dei termini in materia di migrazione e di asilo, curata dalla Rete Europea Migrazioni, che ha lavorato per anni a stretto contatto con la Commissione europea. L’iniziativa ha ricevuto il plauso del presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, l'arcivescovo Antonio Maria Vegliò, che alla presentazione ha parlato dell’esperienza maturata dalla Chiesa a fianco delle persone coinvolte nel fenomeno della mobilità umana. Il servizio di Roberta Barbi:RealAudioMP3

Ci sono alcune caratteristiche imprescindibili che deve possedere chi si occupa del mondo migrante: un’equilibrata sintesi di orizzonti culturali, di sensibilità umana, di capacità di approfondimento e di predisposizione all’operatività. “Un obiettivo impegnativo – riconosce mons. Vegliò – ma alla portata di tutte le persone di buona volontà che non si lasciano intrappolare da interessi particolari”. Un compito di cui la Chiesa, “madre e maestra”, da sempre si fa carico: è quello dell’assistenza, intesa come vicinanza ai tanti uomini e alle tante donne che non hanno scelto spontaneamente di emigrare, ma vi sono stati costretti dalla disperazione, e si trovano all’improvviso in un Paese diverso, immersi troppo spesso in un clima di insensibilità e di avversione. Il magistero della Chiesa, che s’incentra sulla Via della salvezza che è Gesù, ricorda il presidente del dicastero vaticano, interviene sulla liberazione di ogni aspetto della vita umana, compresa la liberazione da tutte quelle condizioni che mortificano la dignità delle persone.

Anche l’attività missionaria della Chiesa si è sempre manifestata attraverso l’accoglienza dello straniero, come insegna la Parola di Dio: “Quando uno straniero si stabilirà nella vostra terra, non opprimetelo; al contrario, dovete amarlo come voi stessi”, si legge nel Levitico. “Il Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti – spiega mons. Vegliò – ha il compito di trasporre in concreto questi orientamenti, anche in collaborazione con organismi competenti”. Questo impegno, visto che di glossari si parla, è condensato in tre binomi chiave: il primo è irregolarità-solidarietà, che riporta l’attenzione da un criterio meramente economico a quello della promozione della dignità umana su scala globale; il secondo è diversità-intercultura, il confronto con ciò che è altro, diverso e perciò arricchente, non inquadrato negativamente. L’ultimo è presente-futuro: un futuro che, imparando dal passato, trovi nuove regole, che obbediscano, però, al principio fondamentale della solidarietà umana.

Presentare nella luce corretta il complesso fenomeno della mobilità umana necessita anche uno scambio più corretto a livello giuridico, economico e culturale. A queste esigenze vuole rispondere il Glossario appena pubblicato in lingua italiana, che segue di un anno l’edizione in inglese. Al microfono di Roberta Barbi, il curatore del sussidio della Rete Europea dei Migranti, Antonio Ricci, spiega come è nato questo progetto:

R. – L’esigenza era quella di dare a informazioni raccolte in maniera aggiornata, oggettiva e attendibile, una comparabilità a livello comunitario. Ci siamo resi conto che con gli altri Paesi membri non sempre ci intendevamo e quindi l’obiettivo era quello di trovare una piattaforma di concetti, che potessero essere condivisi. Il risultato è stato quello della nascita di un gruppo di lavoro, che ha dato vita a questo Glossario di oltre 300 termini, tradotti in tutte le lingue comunitarie, che fanno sì che le lingue nazionali non siano una Babele, ma siano una ricchezza, siano un momento di sintesi e non un momento di confusione.

D. – Quindi, uno strumento duttile, in continua evoluzione?

R. – Sì, sarà ampliato sia per i nuovi Paesi membri – come ad esempio per la Croazia – ma anche perché aumenteranno i termini da prendere in considerazione, cambieranno le politiche. A volte, la storia insegna, cambiano anche i significati dei concetti, perché i concetti in realtà sono dei contenitori. Chiaramente, la base su cui si è partiti per questo lavoro è stata di carattere giuridico. Le definizioni prese sono prese dall’Acquis communautaire o comunque da altre istituzioni di carattere comunitario. Quindi, è uno strumento che cerca di creare una piattaforma utile per le politiche. Il discorso riguarda, in sostanza, tutti i cittadini.

D. – Ci fa un esempio di un termine che è stato particolarmente difficile, più che tradurre, rendere?

R. – Molti sono stati i termini controversi e uno, per esempio, è stato quello di “rimpatrio”. Rimpatrio, deportazione, ritorno: tanti erano i sinonimi che, in realtà, non erano proprio sinonimi. Da questo punto di vista, discutendo, ci siamo resi conto che in Italia viene utilizzato nell’ambito delle espulsioni e questo non è molto corretto, perché in realtà il rimpatrio è un termine che riguarda un ritorno in patria, una migrazione di ritorno, riguarda i nostri italiani all’estero che ritornano. Ci si è resi conto che ci sono termini più corretti o comunque più propri da utilizzare. In questo caso, la Commissione europea da anni propone di utilizzare il termine “ritorno” che non ha un’accezione negativa, perché l’esperienza di un migrante fallimentare non deve essere una colpa, ma deve essere un’occasione per ripartire.
D. – A chi serve il Glossario e a cosa serve?

R. – Serve un po’ a tutti: serve agli operatori che lavorano nel campo dell’immigrazione, serve agli avvocati, ai giuristi, a chi fa le politiche. Serve per avere uno sguardo d’insieme, e, non ultimo, il Glossario serve non solo per creare un minimo comune denominatore linguistico, ma anche per fare una corretta comunicazione: dunque, serve anche ai giornalisti. E’ vero che i giornalisti si sono molto impegnati sul fattore della comunicazione in tema di immigrazione, con la cosiddetta Carta di Roma, il famoso protocollo deontologico che nel 2008 è stato firmato dall’Ordine dei giornalisti, ma questo è uno strumento in più, per una comunicazione che sia corretta, che si basi sull’utilizzo delle giuste parole. (ap)







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