Il Kosovo celebra il tezo anniversario della sua Costituzione
Il Kosovo celebra oggi il terzo anniversario della nuova Costituzione. La legge fondamentale
venne varata quattro mesi dopo la dichiarazione di indipendenza dalla Serbia, giunta
dopo un doloroso conflitto con Belgrado, a cui seguirono diversi anni di amministrazione
Onu. Ma come è il Kosovo di oggi? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a don Lush Gjergji,
vicario generale della Diocesi di Pristina:
R. - Sicuramente
sono stati compiuti progressi, ma i problemi ci sono e ci sono soprattutto con il
nord del Kosovo, che non è ancora completamente integrato. Abbiamo il riconoscimento
di 75 Stati e speriamo di poter arrivare ai 101 per poter così accedere direttamente
alle Nazioni Uniti.
D. - I rapporti con la Serbia, come sono oggi?
R.
- I rapporti stanno sicuramente migliorando e questo soprattutto con la popolazione
serba. Il problema di fondo che abbiamo con la Serbia è che non riconosce i confini
del Kosovo: quindi con i documenti del Kosovo non possiamo andare in Serbia o attraversare
la Serbia per andare in altri Paesi. La stessa cosa vale anche per la Bosnia, proprio
perché non riconoscendoci non abbiamo possibilità di avere scambio di diverso genere.
D.
- Qual è la situazione sociale oggi in Kosovo?
R. - La situazione sociale è
abbastanza pesante, come purtroppo in tutta la zona balcanica: manca il lavoro, ci
sono diverse famiglie che sono state colpite dalla guerra e quindi abbiamo vedove,
bambini orfani. Questi sono i problemi più grandi sia del Kosovo, sia dell’area balcanica.
D. - C’è un desiderio di avvicinarsi, in tempi più o meno lunghi, all’Europa?
R.
- Il nostro desiderio e il desiderio di altri Stati Balcani è quello di una “casa
comune”, è quello dell’Europa. Stiamo cercando di fare tutto il possibile - a livello
di Costituzione e di legislazione - per riuscire ad essere in regola con la realtà
della Comunità Europea. Io sono contento e grato al Signore che la mia nazione sia
riuscita a superare, almeno in parte, quelle che erano le difficoltà dovute alla guerra,
all’odio e alla vendetta… Adesso, però, c’è il desiderio di vivere insieme con gli
altri, anche con la stessa Serbia, ma in un ambito molto più largo, che è proprio
quello rappresentato dalla Comunità Europea. (mg)