2011-06-14 15:24:47

In Libia, combattimenti sul terreno mentre cresce l’isolamento internazionale di Gheddafi


In Libia, le forze di Muammar Gheddafi hanno lanciato, oggi, alcuni missili oltre il confine con la Tunisia, mentre proseguono i raid della Nato ed infuriano i combattimenti tra le milizie del colonnello e insorti in diverse località del Paese. Intanto, proseguono le pressioni diplomatiche affinché il rais lasci il potere. Il servizio di Marco Guerra:RealAudioMP3

Insorti e truppe lealiste continuano a combattere fra le città di Brega e Ajdabiya. Ieri, 21 ribelli sono stati uccisi sulla linea del fronte. L'obiettivo degli insorti è la conquista di Brega, punto strategico sulla strada verso Syrte. Questa città petrolifera dispone, infatti, di una importante raffineria che potrebbe fornire all'est del Paese il carburante indispensabile per produrre l'elettricità. Da una decina di giorni, elicotteri britannici e francesi stanno conducendo attacchi contro le posizioni dei fedeli del colonnello, attorno a Brega. Secondo le stime dei ribelli, 5-6 mila uomini difendono la città. La Nato, intanto, allarga il suo raggio di azione colpendo anche alcune località nel centro del Paese, mentre stamani almeno cinque razzi sparati dall’esercito governativo sono caduti in territorio tunisino. Sul fronte diplomatico, i Paesi dell’alleanza continuano a insistere sulla necessità che Gheddafi rinunci al potere. Ieri, il segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, ha chiesto espressamente ai Paesi africani di esercitare pressioni sul colonnello e di sostenere il Consiglio nazionale di transizione che ha incassato anche il riconoscimento della Germania. Gheddafi non accenna però a fare alcun passo indietro. In un’apparizione televisiva con il presidente della federazione internazionale degli scacchi, il russo Ilyumzhinov, il rais ha detto che “non essendo ne’ re, ne’ presidente, ne’ primo ministro”, non deve rinunciare ad alcuna carica. Dal canto suo il ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini, garantisce che “la situazione non è in stallo” ma il comandante della marina britannica Stanhope avverte Londra che “se il conflitto dovesse durare per più di altri 90 giorni sarà necessario riesaminare le priorità dell’intervento”.

Siria, prosegue la repressione del dissenso
Sono almeno 10 i civili uccisi nel Nord della Siria, dove prosegue l'offensiva dell'esercito contro i ribelli che, nei giorni scorsi, avevano conquistato la città di Jisr Al Shughur. Non cala, intanto, il flusso di profughi verso i campi di accoglienza allestiti in Turchia. Secondo fonti ufficiali di Ankara, il numero dei siriani che hanno trovato rifugio in Turchia per sfuggire alla repressione del regime di Damasco sono 8.538. Dal canto suo, il presidente Bashar al Assad, nel tentativo di placare gli animi, ha annunciato la creazione di una commissione d'inchiesta sul massacro di una ottantina di abitanti di Hama da parte delle forze di sicurezza.

Libano governo
In Libano, varato il nuovo governo a guida Hezbollah. Il premier incaricato Najib Miqati ha sciolto la riserva e ha diffuso la lista dei componenti: su 30 ministri, 19 sono esponenti del "Partito di Dio" sciita o suoi alleati. Nessuna posizione radicale dell’esecutivo, ha assicurato il nuovo primo ministro. La coalizione guidata dal premier uscente Saad Hariri, si è rifiutata di far parte del nuovo governo e ora passerà all'opposizione. Intanto, congratulazioni giungono dall’Iran e dalla Siria, principali sostenitori di Hezbollah.

Egitto, transizione politica
Quattro mesi dopo la fine dell’era Mubarak, in Egitto la transizione verso un nuovo governo è ancora guidata dal Consiglio delle Forze armate. In previsione delle elezioni legislative e presidenziali dei prossimi mesi, l’opposizione, laica e religiosa, si organizza e fa sentire la propria voce. Davide Maggiore ha chiesto al direttore di "Limes", Lucio Caracciolo, come può essere definita l’attuale situazione del Paese:RealAudioMP3

R. - Direi in fase di transizione, con i militari che hanno solidamente il controllo del potere ma con una società in fermento ed un’economia in una situazione sempre più grave. Al momento, si attendono soprattutto le elezioni relative al Parlamento - che si svolgeranno dopo l’estate - che potranno darci un’idea di quello che sarà il futuro, anche politico, di questo Paese.

D. - Nelle ultime settimane sono stati autorizzati due partiti, legati ai Fratelli Musulmani, ed uno d’ispirazione salafita. Che ruolo può giocare l’islam politico nel futuro dell’Egitto?

R. - Certamente un ruolo importante. Bisogna poi considerare che all’interno dei "Fratelli Musulmani", che sono sicuramente l’organizzazione politico-sociale più radicata nel territorio egiziano, vi sono formazioni che sostengono posizioni differenti. La nascita di un partito in qualche modo derivato dai "Fratelli Musulmani" dà l’idea di una loro probabile influenza nel futuro. Il movimento salafita, per ora, è numericamente modesto ma se la situazione economico-sociale dovesse degradare ulteriormente, esiste il rischio che assuma un peso anche maggiore.

D. - Il movimento che ha dato vita alla rivolta di piazza Tahrir ha ancora la possibilità di giocare un ruolo significativo?

R. - Certamente sì, soprattutto la parte più giovane e moderna di quel movimento e in generale tutta quella gioventù che si sente abbastanza defraudata del suo futuro. E’ per questo che dico che forse, dopo l’atto di gennaio-febbraio, ce ne sarà un secondo e forse anche un terzo.

D. - Chi parte in vantaggio nella corsa al potere del nuovo Egitto?

R. - Se per potere, si intende il Parlamento, il quadro è di certo molto slabbrato. Non riesco ad immaginare una forza che possa dotarsi di una maggioranza assoluta. E’ possibile che il partito principale, affiliato ai Fratelli Musulmani, possa conquistare una sorta di maggioranza relativa, com’è anche possibile, invece, che questa quota venga raggiunta da ciò che rimane del partito di Mubarak. Vi sono delle personalità che sono più note in Occidente - come quella di El Baradei - che però non hanno un serio radicamento in Egitto. Una personalità legata al vecchio regime, ma con una sua indipendenza, è quella dell’ex segretario generale della Lega Araba, Amr Moussa. Le elezioni presidenziali, però, saranno un capitolo successivo. In ogni caso, è chiaro che le forze armate manterranno - a meno di un disfacimento totale dell’Egitto - una parola decisiva. (vv)

Iraq violenza
In Iraq, sette persone sono rimaste uccise e 17 ferite stamani nell'attacco suicida di un gruppo di insorti contro la sede del governatorato di Diyala, a Baquba, nel centro del Paese. Lo riferiscono fonti di sicurezza irachene.

Missione in Africa del segretario di Stato Usa Clinton
Si è conclusa in anticipo sul previsto la missione africana del segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, a causa delle ceneri eruttate dal vulcano Dubbi al confine tra Eritrea ed Etiopia. Nonostante il frettoloso rientro a Washington la Clinton è riuscita ad intervenire presso l’Unione Africana. Fra i temi affrontati la crisi libica, l’offensiva economica guidata dalla Cina nel continente africano e l’invito a premere su riforme democratiche e di sviluppo. Ad Angelo Turco, docente di geografia dello sviluppo presso l’Università de L’Aquila, Stefano Leszczynski ha chiesto se questa missione sia servita a delineare una nuova politica africana da parte di Washington:RealAudioMP3

R. – In questo momento si tratta di un interesse che è duplice. Da una parte si tratta di stringere la morsa attorno a Gheddafi perché la guerra costa, perché si vedono segni di stanchezza, e dall’altra parte si tratta di continuare a lanciare messaggi molto, semplici e francamente inefficaci da parte degli Stati Uniti contro l’offensiva politico-economica del Brics, cioè dell’insieme dei Paesi costituito dal Brasile, dalla Russia dall’India, dalla Cina e dal Sudafrica, in Africa.

D. – Inoltre, la Clinton ha anche indicato le rivolte africane come un esempio di quello che succede quando si governano male gli Stati. Questo sull’Africa che impatto può avere secondo lei?

R. - Penso che allo stato attuale non possa avere nessun impatto reale anche perché l’Africa è già fortemente impegnata sul percorso di un rafforzamento della democrazia. Evidentemente, il discorso di Hillary Clinton è un discorso di circostanza o poco più perché in realtà gli Stati Uniti non stanno praticando una vera politica africana, anzi mancano del tutto di una politica africana in questa fase della loro storia, ed è alquanto paradossale che durante il mandato del primo presidente afroamericano, che tante speranze aveva destato anche in Africa, gli Stati Uniti siano privi di una politica africana o di qualcosa che possa dirsi una politica africana.

D. – Anche l’Europa sembra vagare un po’ nella nebbia per quanto riguarda una precisa politica africana?

R. – L’Europa in questo momento, intanto, non è in grado di parlare all’Africa, neanche al Nordafrica, con una sola ed unica voce che sarebbe quella europea. Quando lo fa, lo fa accodandosi a iniziative terze e, occorre constatare, battendo la pista della politica muscolare e addirittura militare.

Sudan
Il Nord e Sud Sudan hanno trovato un’intesa per smilitarizzare la regione contesa di Abyei e dispiegare nell'area truppe etiopiche di mantenimento della pace. Lo ha reso noto una fonte dell'Unione Africana. Intanto, il prossimo 9 luglio verrà proclamata ufficialmente la nascita del nuovo Stato del Sud Sudan e in vista della secessione si sono acuite le tensioni.

Usa, primarie dei repubblicani
Si è svolto ieri il primo dibattito pubblico tra i sette aspiranti candidati repubblicani alle presidenziali Usa del 2012, fra i quali appare Michele Bachmann, esponente del movimento conservatore del tTea party. Secondo molti analisti, i candidati hanno preferito mettere a fuoco le debolezze del presidente Obama piuttosto che sfidarsi per la leadership.

Giappone
L'energia nucleare ''continuerà" a essere uno dei quattro pilastri della politica energetica del Giappone': lo ha detto il ministro dell'Industria nipponico, Banri Kaieda, commentando proprio il risultato del referendum italiano che ha bocciato il ritorno dell'energia atomica. Kaieda ha poi ricordato che l'energia nucleare è ''uno dei quattro importanti pilastri energetici come ha detto di recente anche il premier Naoto Kan nell'ambito del G8''.

Grecia, scioperi
Domani la Grecia si fermerà ancora una volta per lo sciopero generale proclamato dai due più importanti sindacati ellenici, contro le politiche di austerity. Intanto, l’ultimo declassamento sul debito pubblico arriva dall’agenzia Standard&Poor’s che, dichiara Atene, ignora gli aiuti dell’Ue e del Fmi e la “volontà di tutti i greci di progettare il loro futuro all’interno della zona euro”. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 165







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