I vescovi del Brasile: la violenza non dà tregua, serve uno sviluppo sostenibile
In questo momento storico, la violenza è “una delle grandi preoccupazioni nello scenario
nazionale del Brasile e specialmente dello Stato del Pará”. Essa si riflette nel pubblico
e nel privato contaminando le sfere sociali, economiche e culturali. Nonostante siano
in atto “passi concreti da parte delle istituzioni, la violenza dai mille volti non
dà tregua”. Lo sottolineano i presuli della Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile
(Cnbb) della Regional Norte 2 (Pará e Ampá), i quali hanno preso parte a una riunione
con le istituzioni per monitorare la situazione di violenza rurale, che, anche negli
ultimi giorni, ha insanguinato con diversi crimini il nord del Paese. All’incontro
ha partecipato una delegazione del governo federale, guidata da ministro Maria del
Rosario, segreteria speciale della presidenza per i diritti umani, e José Eduardo
Cardozo, ministro della giustizia. I presuli e i rappresentanti della Commissione
pastorale per la terra (cpt) hanno consegnato una lettera indirizzata al presidente
del Brasile Dilma Rousseff, nella quale evidenziano che la violenza ha varie dimensioni
e deve essere affrontata ricercando “soluzioni efficaci e condivise”. “Negli ultimi
anni — evidenziano i presuli — la nostra regione vive il conflitto tra due diversi
modelli di sviluppo”. Il primo si chiama sviluppo predatorio, aggressivo dell’ambiente
e delle biodiversità, il secondo socio-ambientalista. Quest’ultimo può innescare positivi
dinamismi per generare occupazione e reddito, restituendo per esempio diritti e dignità
ai contadini dell’Amazzonia. “Alla luce della dottrina sociale della Chiesa — si legge
nella lettera ripresa da L'Osservatore Romano — la cura dell’ambiente è essenziale
per qualsiasi progetto di sviluppo economico sociale. Occorre vincere la tentazione
dell’egoismo, della divisione, degli interessi che sovvertono la gerarchia dei valori
e mortificano la giustizia e la solidarietà”. I presuli ricordano anche “l’eroico
lavoro di ‘missionari’, vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose, laici e leader di
comunità, ambientalisti che si impegnano per le popolazioni indigene, per i poveri
e gli esclusi. Questi agenti pastorali operano in situazioni di vulnerabilità, patiscono
minacce e violenze insieme con coloro che proteggono e accolgono. Sono esposti a minacce
di morte, velate o esplicite, da parte della criminalità organizzata legata, purtroppo,
al potere economico e politico”. Da parte sua, il ministro Maria del Rosario ha assicurato
che il governo federale “sta lavorando contro ogni forma di violenza. Vivere in sicurezza
— ha detto — è un diritto fondamentale, un diritto democratico inalienabile”. (A.L.)