Egitto, i radicali salafiti cercano di guadagnare posizioni nei quadri del potere
Quattro mesi dopo la fine dell’era Mubarak, in Egitto la transizione verso un nuovo
governo è ancora guidata dal Consiglio delle Forze armate. In previsione delle elezioni
legislative e presidenziali dei prossimi mesi, l’opposizione, laica e religiosa, si
organizza e fa sentire la propria voce. Davide Maggiore ha chiesto al direttore
di "Limes", Lucio Caracciolo, come può essere definita l’attuale situazione
del Paese:
R. - Direi
in fase di transizione, con i militari che hanno solidamente il controllo del potere
ma con una società in fermento ed un’economia in una situazione sempre più grave.
Al momento, si attendono soprattutto le elezioni relative al Parlamento - che si svolgeranno
dopo l’estate - che potranno darci un’idea di quello che sarà il futuro, anche politico,
di questo Paese.
D. - Nelle ultime settimane sono stati autorizzati
due partiti, legati ai Fratelli Musulmani, ed uno d’ispirazione salafita. Che ruolo
può giocare l’islam politico nel futuro dell’Egitto?
R. - Certamente
un ruolo importante. Bisogna poi considerare che all’interno dei "Fratelli Musulmani",
che sono sicuramente l’organizzazione politico-sociale più radicata nel territorio
egiziano, vi sono formazioni che sostengono posizioni differenti. La nascita di un
partito in qualche modo derivato dai "Fratelli Musulmani" dà l’idea di una loro probabile
influenza nel futuro. Il movimento salafita, per ora, è numericamente modesto ma se
la situazione economico-sociale dovesse degradare ulteriormente, esiste il rischio
che assuma un peso anche maggiore.