Congo: leader religiosi chiedono il rilancio dell’accordo di Juba per combattere i
ribelli dell'Lra
Entrare in una logica di dialogo e trattative, anche attraverso il rilancio del processo
del cosiddetto accordo di Juba, proteggere i civili e gli operatori umanitari, formare
una brigata regionale ben disciplinata e dotata di adeguati mezzi: sono queste le
principali raccomandazioni della Rete regionale e interconfessionale dei leader regionali
per la pace (Rrilrp), riunitasi nei giorni scorsi a Kinshasa per una tavola rotonda
incentrata sui drammi causati dall’Esercito di resistenza del signore (Lord’s resistence
army, Lra), formazione di guerriglieri attiva dal 2008 nella Repubblica Democratica
del Congo, in Sudan e nella Repubblica Centrafricana. All’incontro – rende noto l’agenzia
Misna – hanno preso parte anche rappresentanti delle diplomazie internazionali e della
Missione Onu nella Repubblica Democratica del Congo (Monusco). “Nonostante venticinque
anni di intervento militare da parte di eserciti di Uganda, Repubblica Democratica
del Congo, Repubblica Centrafricana - ha sottolineato mons. Marcel Utembi Tapa, arcivescovo
di Kisangani - l’Esercito di resistenza del signore continua a seminare la desolazione
dovunque si trova. E a pagare il prezzo più alto – ha aggiunto il presule - non sono
i governanti o i militari, ma i civili, perché la strategia dell’Esercito di resistenza
del signore è quella di lanciare rappresaglie contro le popolazioni. È il motivo per
il quale – ha osservato il vescovo - i responsabili religiosi chiedono ai governanti
di privilegiare il dialogo e la ripresa del processo dell’accordo di Juba”, riferendosi
ai negoziati tra il governo ugandese e i ribelli che portarono, nell’agosto del 2006,
alla firma a Juba, capitale del Sud Sudan, di un cessate il fuoco. Intesa che però
non ha portato alla firma di una pace definitiva. Ricordando che l’Esercito di resistenza
del signore è diventato un problema regionale, i leader religiosi hanno sollecitato
il coinvolgimento della comunità internazionale, offrendosi come mediatori nelle trattative.
I promotori della conferenza, ospitata nei locali della Caritas congolese, hanno anche
insistito sui bisogni umanitari delle popolazioni vittime delle violenze, costrette
alla fuga dagli attacchi ribelli. (A.L.)