Batterio killer: invariato il numero delle vittime, i contagi oltre 3.200
Resta invariato il numero delle vittime dell’epidemia di Escherichia Coli. Ad oggi
sono 36 i decessi a livello europeo, 35 in Germania e uno in Svezia. I casi sono aumentati
a 3.235. Dopo l’accusa lanciata dalle autorità sanitarie regionali tedesche contro
tre tipi di germogli, quelli di broccoli, aglio e fieno, oggi la stampa tedesca mette
sotto accusa anche la lattuga importata dalla Baviera. In Italia, il ministro della
Salute, Fazio, ribadisce che il batterio killer non crea emergenza nella penisola.
Stessa avvertenza arriva dalla Società italiana di pediatrica preventiva e sociale,
che invita a fare attenzione, ma senza allarmismi. Lo ribadisce al microfono di Francesca
Sabatinelli, Giovanni Rezza, direttore del Dipartimento malattie infettive
dell’Istituto Superiore di Sanità:
R. – Da
noi non c’è da preoccuparsi. Nel nord della Germania c’è un focolaio epidemico molto
circoscritto, grave, mentre nel resto d’Europa non ci sono assolutamente casi, se
non in persone che sono state nel nord della Germania e che sono state contagiate
e poi sono tornate a casa propria. Quindi, si tratta di un focolaio grave, ma estremamente
circoscritto. Da noi per ora nessun problema.
D. – Si è passati dai
cetrioli ai germogli di soia, al fieno, alla lattuga, all’aglio. Come mai questa confusione?
R.
– Perché, evidentemente, non è stato identificato immediatamente l’alimento in causa.
Quando passa il tempo e si vanno a fare le analisi è sempre più difficile identificare
il cibo che effettivamente è stato causa dell’epidemia. Adesso sembra, però, che i
dati epidemiologici siano anche confermati da dati microbiologici e che diverse specie
– diversi tipi di germogli, di legumi, di soie e via dicendo – siano chiamati in causa.
Se si riesce ad identificare la fonte del contagio, evidentemente si riesce anche
ad abbattere l’epidemia.
D. – In Italia, il ministro Fazio ha ripetuto
che non c’è un’emergenza. Eppure sappiamo che ci sono stati dei crolli enormi, dal
punto di vista dei guadagni, dei mercati rionali e dei produttori di ortaggi. Per
evitare una psicosi del tutto inutile, soprattutto dannosa per l’economia, ci sono
delle avvertenze da ripetere?
R. – Certo. E’ un allarmismo che, per
quanto riguarda l’Italia, è assolutamente ingiustificato e del tutto irrazionale,
per cui le norme da implementare sono quelle che vanno sempre implementate: quando
si compra la verdura cruda è normale che prima di mangiarla venga lavata; lavarsi
le mani prima di manipolare il cibo è una cosa che si dovrebbe fare sempre. Non serve
altro che mettere in pratica tutte quelle precauzioni igieniche che andrebbero sempre
messe in pratica.
D. – Per quanto riguarda questo germe del nord della
Germania, ovviamente si staranno conducendo degli studi molto serrati su come combatterlo.
Lei ci può dare un’indicazione su a che punto si è nella ricerca?
R.
– Questo è molto difficile, perché il batterio non si combatte con l’antibiotico,
anche perché, quando compaiono i sintomi, in genere sono dovuti alla tossina che è
prodotta dal germe. Quindi, non serve a nulla uccidere il germe, perché ormai c’è
la tossina in circolo. Non resta altro, dunque, che sostenere questi pazienti quando
abbiano la malattia più grave, cioè l’insufficienza renale con la dialisi. La ricerca
sta cercando di mettere a punto nuove strategie: per esempio, l’uso di monoclonali
o altri prodotti, che siano in grado di bloccare la tossina, ma su questo siamo ad
un livello ancora sperimentale.(ap)