Elezioni in Turchia: il premier Erdogan grande favorito
In Turchia si sono aperti questa mattina alle 7 ora locale nell’est del Paese e, un’ora
dopo, anche nelle regioni occidentali, i seggi allestiti per le elezioni legislative.
Al voto sono chiamati 50 milioni di elettori e, secondo tutti i sondaggi, il premier
Recep Tayyip Erdogan avrebbe un terzo mandato già in tasca. Solo altri due partiti
potrebbero superare l’altissima soglia di sbarramento al 10%: i socialdemocratici
del Chp e i nazionalisti dell’Mhp, dai cui risultati può dipendere la riforma costituzionale
auspicata da Erdogan e che richiede la maggioranza dei due terzi del Parlamento. Davide
Maggiore ha chiesto a Ennio Remondino, già corrispondente della Rai da
Istanbul, quali sono le prospettive per gli scenari politici futuri:
R. – Tutti
prevedono una riaffermazione dell’Ak Party di Erdogan. Si tratterà di vedere le proporzioni
di questa vittoria e soprattutto quali sono le componenti interne che vincono. Poi
ovviamente ci sarà il partito di tradizione laica appoggiato dai militari: l’unico
che ha la certezza di entrare in Parlamento, perché in Turchia vale un sistema di
sbarramento molto severo, al 10 per cento. Quindi, c’è il rischio che si ritorni a
due partiti soltanto rappresentati all’interno del Parlamento.
D. –
Molti analisti prevedono un terzo mandato consecutivo per Erdogan. Una permanenza
al potere così lunga potrebbe portare con sé dei rischi?
R. – Credo
che le condizioni di democrazia sostanziali in Turchia siano cresciute negli ultimi
anni. Di fatto si tratta di definire il ruolo delle forze armate che deve essere ricollocato
in un modello civile europeo. Erdogan è un islamista, ma non dà segnali di forzatura,
quanto meno a livello di politica interna e internazionale, in quella direzione. Direi
che la minaccia di un’islamizzazione della Turchia sia abbastanza improbabile.
D.
– Erdogan guida un partito islamico, ma la Turchia ha una forte tradizione di laicità
dello Stato...
R. – E’ vincolata dalla Costituzione in alcuni articoli
che sono definiti immodificabili. Va ricordato che il 99 per cento della popolazione
turca è di religione islamica. In Turchia c’è formale libertà religiosa, ma nella
sostanza problemi ancora esistono. Sono comunque episodi che stanno all’interno delle
contraddizioni di un enorme Paese.
D. – I risultati di queste elezioni
potrebbero risentire degli effetti della primavera araba?
R. – Credo
che questo tipo di primavera araba, che non è più di spinta integralista, ma sembra
più di spinta innovatrice, intellettuale, portata veramente a rivendicare i diritti
di democrazia, non sia in contraddizione con ciò che sta sviluppando la stessa società
turca.
D. – Se l’esito delle elezioni sarà quello previsto, la Turchia
sarà più lontana o più vicina all’adesione all’Unione Europea?
R. –
Decisamente più vicina, perché i più convinti sostenitori di un’adesione all’Unione
Europea sono queste componenti di islamismo moderato, mentre qualche resistenza è
nella componente laica che dovrebbe per tradizione guardare di più al nostro Occidente,
avendo al suo interno anche vaghe componenti social-democratiche. (ap)