Convegno al Regina Apostolorum sulla vita affettiva dei giovani nell'era digitale
Non perdere la bellezza dei rapporti umani sostituendoli con le nuove tecnologie.
E’ l’invito lanciato ieri a Roma dal convegno organizzato dall’Istituto Superiore
di Scienze Religiose dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum sul tema “La psicologia
e le sfide della modernità”: al centro dell’incontro, in particolare, i giovani e
la vita affettiva nell’era digitale e problematiche quali anoressia e obesità. Tra
i relatori, Daniele Mugnaini, psicologo dello sviluppo e membro dell’Associazione
italiana psicologi e psichiatri cattolici. Debora Donnini lo ha intervistato:
R. – All’Associazione
italiana psicologi e psichiatri cattolici è sempre stata a cuore questa tematica legata
alle influenze dei nuovi media, in particolare internet, sulla mentalità stessa delle
nuove generazioni, sottolineando non solo le potenzialità ma anche i rischi di interferire
nelle modalità di viversi con un’identità solida, portare avanti relazioni stabili
… Il rischio che si sta intravedendo è che a forza di connessioni, social network,
siti particolarmente degradati tutto questo possa riceverne interferenza.
D.
– Voi parlate anche di “iper-sessualizzazione” dei media: come interferisce, questo?
R.
– L’iper-sessualizzazione culturale e mediatica comprende il fatto che i contenuti
che arrivano da tv, internet, pubblicità ma anche giochi elettronici presentino il
valore primario della persona, soprattutto femminile, nella qualità di attirare l’interesse
sessuale. E i bambini sono da trattare come maturi sessualmente per cui, alla fine,
non ci preoccupiamo di tutti gli stimoli a contenuto sessuale esplicito che arrivano
tramite tutti questi nuovi media.
D. – Secondo lei, dietro a questi
problemi c’è una società che ha bisogno di vendere sempre di più e per questo propone
un modello di corpo da tenere sempre perfetto, il che implica comprare una serie di
cose?
R. – Una componente è questa. Uno studio recente ha riconfermato
il ruolo che sessualità e violenza hanno nell’imprimere l’immagine pubblicizzata nella
memoria dello spettatore e sicuramente il ruolo di provocare forti emozioni ha a che
fare con esigenze di accalappiare, vendere …
D. – Quindi, in questo
contesto anoressia e obesità cosa sono? Risposte drammatiche all’incapacità di arrivare
– o di mantenere – la perfezione?
R. – Pur mantenendo una visione cauta
e certamente aperta alla multi-fattorialità delle cause di queste patologie, chi lavora
in questi ambiti si rende conto di come, comunque, i media abbiano un ruolo nel favorire
o peggiorare la sintomatologia, mantenerla laddove magari ci siano già fattori di
rischio. Qiundi, la proposta di standard strettissimi a cui doversi adeguare e questa
iper-focalizzazione sul corpo certo non fanno che favorire questo tipo di sintomatologie,
nonché anche aspetti depressivi, di ansia e dissociativi.
D. – Di fronte
a questo scenario, cosa proponete, anche rispetto a internet e alla pubblicità?
R.
– Interventi di educazione nelle scuole, per far prendere consapevolezza innanzitutto
ai genitori dei rischi di una iper-esposizione ai media, e quanto sia importante presentare
proposte alternative perché i ragazzi ricerchino la loro identità, i loro rapporti
affettivi, l’utilizzo del loro tempo libero nella realtà e lo trovino da fonti educative
capaci di fare proposte serie. Da un punto di vista legislativo, invece, una maggiore
attenzione affinché alcuni siti siano sì, invece, come accade in altri Paesi, chiusi,
ci sia un’attenzione maggiore – ad esempio – alle fasce protette di prima serata,
dove continuamente ci sono contenuti inappropriati per i bambini … (gf)