2011-06-11 15:36:08

Ogni anno arrivano a Roma mille minori afghani non accompagnati


Ogni anno a Roma transitano circa mille minori afghani non accompagnati: lasciano il loro Paese per arrivare in Europa. La stima è dell'Albero della Vita, Onlus impegnata da 14 anni sul fronte del disagio minorile, che insieme alla Commissione Straordinaria per i Diritti Umani del Senato italiano ha lanciato un appello affinché si trovino soluzioni in termini di normativa di diritto d’asilo e di pratiche d’accoglienza. Il servizio di Irene Pugliese:RealAudioMP3

“Quando sei in viaggio, pensi solo ad arrivare; pensi solo a quando finirà il viaggio”.

Abdul Adif è afghano e ha 21 anni: ne aveva 15 quando è partito per raggiungere l’Europa, passando per la Turchia e per la Grecia; qui, dopo un tragitto in un camion, nascosto sotto i cocomeri, si è imbarcato per l’Italia ed è arrivato a Roma, perché è qui, al binario 15 della Stazione Ostiense, che da dieci anni si ritrovano questi ragazzi in condizioni drammatiche. Lo conferma Patrizio Paoletti, presidente della Fondazione dell’Albero della Vita, Onlus che sta operando proprio alla Stazione Ostiense, da più di un anno, per il sostegno di questi ragazzi:

“Arrivano ragazzi che hanno dieci anni e hanno fatto almeno due anni di viaggio, con la benedizione del padre o della madre, che li ha lasciati ad un confine. Molti desiderano continuare il loro viaggio… Allora il problema non è soltanto ricevere i clandestini, garantire a coloro che lo richiedono all’Italia il diritto all’asilo politico, ma c’è anche un altro problema: se si parla di diritti umani, dovremmo riuscire a garantire dei percorsi, delle vie sicure verso i territori che queste persone desiderano raggiungere”.

Un regolamento complicato quello a tutela dei minori richiedenti asilo, con limiti operativi e applicazioni differenti da Paese a Paese: tutto ciò confonde il minore e lo spinge a rimanere nell’illegalità. Sono circa mille, infatti, i ragazzi afghani che ogni anno passano per la Stazione Ostiense: cercano riparo tra i binari, sotto i portici, in un cantiere inattivo o in tende poste sul ciglio di una strada chiusa. Ancora Patrizio Paoletti:

“Si tratta di dormire per strada, su una panchina se va tutto bene o in luoghi che non solo non sono salubri e non sono comodi, ma che non forniscono loro assolutamente nessuna tutela dal punto di vista fisico - ancora una volta - e ancora meno ovviamente dal punto di vista legale”.

Molti di loro restano a Roma, sperando in un futuro migliore e altri, invece, ripartono per il Nord Europa dove hanno parenti o semplicemente pensano di poter trovare lavoro ed essere accolti più facilmente. (mg)







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