2011-06-11 15:03:31

Benedetto XVI agli zingari: siete nel cuore della Chiesa. Appello ai governi: mai più rifiuto e disprezzo


Gli Zingari collaborino con “lealtà” all’integrazione del loro popolo in Europa, gli Stati si adoperino “per accompagnare adeguatamente questo cammino”. Sono i due messaggi centrali che Benedetto XVI ha lanciato questa mattina durante l’udienza concessa a circa duemila persone di diverse etnie, provenienti da tutta Europa. Il Papa li ha accolti in un’Aula Paolo VI animata dai tipici suoni della musica gitana, in occasione del 150.mo anniversario della nascita e del 75.mo del martirio di Zefirino Gimenèz Malla, il primo Beato zingaro della storia. Sulle parole del Papa, il servizio di Alessandro De Carolis: RealAudioMP3

Un popolo senza casa, che il mondo relega nelle sue periferie, e che la Chiesa considera al “centro” di sé. Benedetto XVI ha fatto riecheggiare, nell’Aula che ne porta il nome, le parole e il calore di quando Paolo VI si rivolse, un giorno di 46 anni fa, agli Zingari dell’hinterland romano:

“Voi nella Chiesa non siete ai margini, ma, sotto certi aspetti, voi siete al centro, voi siete nel cuore. Voi siete nel cuore della Chiesa”. (applausi)

Un non comune pellegrinaggio ha portato davanti al Papa centinaia di donne, uomini, anziani e bambini di una decina di etnie, con la voglia di raccontare flash di una vita in genere ignorata, spesso disprezzata, con alle spalle una storia fatta di luci e di eroismi, ma anche risucchiata nella spirale di quell’abominio, lo sterminio nazista, che ha oscurato il Novecento. La luce e l’eroismo appartengono al Beato Zefirino Gimenèz Malla, il “martire del Rosario”, che non si lasciò strappare dalle mani “nemmeno in punto di morte”, come ha ricordato Benedetto XVI:

“Oggi, il beato Zefirino vi invita a seguire il suo esempio e vi indica la via: la dedizione alla preghiera e in particolare al Rosario, l’amore per l’Eucaristia e per gli altri Sacramenti, l’osservanza dei comandamenti, l’onestà, la carità e la generosità verso il prossimo, specialmente verso i poveri; ciò vi renderà forti di fronte al rischio che le sette o altri gruppi mettano in pericolo la vostra comunione con la Chiesa”.

Molto più che in pericolo il popolo zingaro fu messo da chi covava progetti di annientamento di una cultura ritenuta “inferiore”. Il Papa lo ha ricordato dopo aver ascoltato la testimonianza di una sopravvissuta e citato la sua visita al campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau, del 2006:

“Purtroppo lungo i secoli avete conosciuto il sapore amaro della non accoglienza e, talvolta, della persecuzione, come è avvenuto nella II Guerra Mondiale: migliaia di donne, uomini e bambini sono stati barbaramente uccisi nei campi di sterminio. È stato - come voi dite - il Porrájmos, il ‘Grande Divoramento’, un dramma ancora poco riconosciuto e di cui si misurano a fatica le proporzioni, ma che le vostre famiglie portano impresso nel cuore (...) La coscienza europea non può dimenticare tanto dolore! Mai più il vostro popolo sia oggetto di vessazioni, di rifiuto e di disprezzo!“.

Nonostante non abbiano “aspirato a possedere una terra o a dominare altre genti”, gli Zingari europei – ha constatato Benedetto XVI – sono rimasti “senza patria” e con l’aggravio di “rapporti spesso difficili” con le società nelle quali vivono. Tuttavia, ha proseguito, “oggi, grazie a Dio, la situazione sta cambiando”: nuove opportunità, nuova consapevolezza, anche una nuova cultura stanno dando un nuovo spessore alla presenza delle popolazioni gitane nel continente:

“Molte etnie non sono più nomadi, ma cercano stabilità con nuove aspettative di fronte alla vita. La Chiesa cammina con voi e vi invita a vivere secondo le impegnative esigenze del Vangelo confidando nella forza di Cristo, verso un futuro migliore. Anche l’Europa, che riduce le frontiere e considera ricchezza la diversità dei popoli e delle culture, vi offre nuove possibilità. Vi invito, cari amici, a scrivere insieme una nuova pagina di storia per il vostro popolo e per l’Europa!”.

“Ricercate sempre la giustizia, la legalità, la riconciliazione e sforzatevi di non essere mai causa della sofferenza altrui”, ha esortato ancora il Papa. Collaborate “affinché le vostre famiglie si collochino degnamente nel tessuto civile europeo”. L’integrazione, ha soggiunto, si favorisce prediligendo la ricerca di alloggi e lavori dignitosi e l’istruzione per i propri figli:

“Numerosi tra voi sono i bambini e i giovani che desiderano istruirsi e vivere con gli altri e come gli altri. A loro guardo con particolare affetto, convinto che i vostri figli hanno diritto a una vita migliore. Sia il loro bene la vostra più grande aspirazione. (applausi) Custodite la dignità e il valore delle vostre famiglie, piccole Chiese domestiche, perché siano vere scuole di umanità. Le istituzioni, da parte loro, si adoperino per accompagnare adeguatamente questo cammino”.

Concludendo con l’invito a “partecipare attivamente alla missione evangelizzatrice” della Chiesa, Benedetto XVI si è congedato tra musiche di violini e fisarmoniche e molti, molti applausi con questo augurio in lingua gitana:

“O Papa si pašè po svako iek anda tumende…
Il Papa è vicino a ognuno di voi e vi ricorda nelle sue preghiere. Il Signore benedica voi, le vostre comunità, le vostre famiglie e il vostro futuro. Il Signore vi doni salute e fortuna. Rimanete con Dio!”. (applausi)







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