La Croce Rossa internazionale chiede accesso in Siria
Il Comitato internazionale della Croce Rossa (Cicr) ha lanciato oggi a Ginevra un
pressante appello per un accesso immediato in Siria a tutte le persone colpite dalle
violenze, comprese le persone arrestate o detenute. Il presidente Kellenberger si
è detto disposto a recarsi personalmente in Siria per parlare con le autorità di Damasco.
Intanto, nel Paese infuriano le violenze. Così come in Yemen, in rivolta contro il
presidente Saleh. Ce ne parla Salvatore Sabatino:
Gli oppositori
lo avevano ampiamente annunciato: anche questo venerdì di preghiera sarebbe stato
all’insegna della tensione. E così è stato. Anche perché i manifestanti continuano
a marciare, ovunque, contro il presidente Bashar Al Assad; ed il suo esercito non
resta a guardare. Neppure ai limiti del proprio territorio, al confine con la Turchia,
a nord ovest. Fazzoletto di terra che nei giorni scorsi ha visto il massacro di 120
militari da parte di non meglio identificate bande armate. “La risposta sarà dura”,
aveva detto il presidente da Damasco. E la risposta è dura, soprattutto oggi. Tanto
che la Turchia, attraverso il premier Erdogan ha accusato il regime siriano di 'atrocità'
e di non comportarsi in maniera umana nei confronti dei manifestanti. Le cose non
vanno certamente meglio in Yemen, dove si moltiplicano le manifestazioni di dissenso
contro il presidente Saleh, che resta al momento in Arabia Saudita, dopo aver subito
2 interventi chirurgici. Necessari dopo il ferimento nel corso dell’attacco contro
il palazzo presidenziale di Sanaa, il 3 giugno scorso. Sembra, invece, stiano
lasciando lo Yemen i familiari del contestato presidente. Secondo fonti anonime, tre
civili hanno perso la vita durante un raid aereo contro presunti appartenenti ad Al
Qaeda.
Secondo l’Onu, finora morte in Libia almeno 10 mila persone In
Libia, proseguono i raid aerei della Nato su Tripoli. Anche la scorsa notte la città
è stata colpita da bombardamenti. Intanto, l’Onu ha diffuso un bilancio delle vittime
dall’inizio della guerra. Il servizio di Davide Maggiore:
Tra le dieci
e le quindicimila persone sono morte, tenendo conto di entrambi gli schieramenti,
secondo le Nazioni Unite. La missione dell’organizzazione internazionale, che ha visitato
la Libia in aprile, ha anche reso noto che sono state trovate prove di crimini di
guerra. Ne sarebbero responsabili tanto le forze di Gheddafi, sospettate tra l’altro
di attacchi ai civili e alle unità di soccorso, quanto quelle degli oppositori. Il
governo di Tripoli ha però negato ogni responsabilità, accusando invece i ribelli
di massacri e cannibalismo. Sul piano militare, dagli Stati Uniti è arrivato oggi
il monito del segretario alla Difesa americano, Robert Gates. Le “lacune negli investimenti
e nel consenso politico”, ha detto, rischiano di “compromettere” l’efficacia della
campagna della Nato. Già ieri Gates aveva invitato i Paesi dell’Alleanza atlantica,
compresi quelli ancora non impegnati sul campo, a un maggiore coinvolgimento nella
missione. Sul fronte delle trattative, l’inviato del governo russo che ha recentemente
incontrato, a Bengasi, alcuni rappresentanti degli insorti ha in preparazione un viaggio
a Tripoli, ma è incerto se, nella capitale libica, incontrerà direttamente il colonnello
Gheddafi.
Disordini nella Spianata delle Moschee a Gerusalemme Scontri
fra dimostranti palestinesi e reparti della polizia israeliana sono avvenuti nella
Spianata delle Moschee di Gerusalemme, al termine delle preghiere islamiche del venerdì.
Lo ha riferito la radio militare. Secondo la polizia, dopo le preghiere gruppi di
giovani palestinesi hanno lanciato sassi in direzione degli agenti, che erano dislocati
al di fuori della Spianata. A quel punto gli agenti hanno avuto ordine di entrare
nella Spianata e di disperdere i dimostranti.
Bahrein: rinviati a giudizio
400 manifestanti Circa 400 manifestanti, sono stati rinviati a giudizio in
Bahrein dopo le proteste che hanno scosso la monarchia del Golfo, secondo quanto rivelato
oggi da un gruppo di opposizione. Wefaq, che rappresenta la maggioranza sciita in
Bahrein, ha riferito che 50 persone sono state già condannate a pene variabili dalla
condanna a morte a un breve periodo di detenzione. La famiglia sunnita al Khalifa
al potere ha soffocato le rivolte degli sciiti cominciate nel marzo scorso, chiamando
truppe dai vicini Paesi a guida sunnita e imponendo la legge marziale, revocata solo
la settimana scorsa. Il Bahrein, che ospita la Quinta Flotta Usa, ha detto che le
proteste per la democrazia erano guidate dal governo sciita dell'Iran.
Karthoum
annuncia di aver ripreso il controllo dello Stato petrolifero del Sud L'esercito
sudanese sta riprendendo il controllo dello Stato petrolifero del Sud Kordofan, nel
centro del Sudan, teatro di combattimenti da diversi giorni con le forze del Sud Sudan.
Lo ha affermato oggi il presidente sudanese Omar el Bashir. Nella tarda serata di
ieri il principale consigliere presidenziale, Nafie Ali Nafie, ha dichiarato, sempre
secondo la Suna, che il Partito del Congresso nazionale (Ncp, al potere) aveva dato
“piena liberta”' alle forze armate per riprendere il controllo del Sud Kordofan. L'Onu
ha oggi reso noto che i combattimenti in corso da domenica scorsa in questo Stato
sudanese continuano a estendersi. Il Sud Kordofan, solo Stato petrolifero del Nord,
è al confine con il Sud - che il 9 luglio prossimo diventerà uno Stato indipendente
- ed è stato un campo di battaglia durante la guerra civile fra Nord e Sud (1983-2005).
Intanto, sempre in Sudan, un'organizzazione per la difesa dei diritti umani ha detto
che miliziani appoggiati dall'esercito sudanese hanno giustiziato 16 membri della
tribù Zaghawa nel nord della provincia del Darfur dopo che questi avevano cercato
di recuperare del bestiame che era stato loro rubato.
La Commissione Europea
parla di adesione della Croazia all’Ue da luglio 2013 La Commissione europea
considera finiti i negoziati con la Croazia e ritiene che la strada sia ormai spianata
per l'adesione di Zagabria all'Ue dal primo luglio 2013. Lo ha annunciato il presidente
dell'esecutivo europeo, Josè Manule Barroso.
Summit Ue-Russia La
Russia ha accettato, oggi, di togliere l'embargo sulla verdura europea imposto da
Mosca a causa del batterio killer. Lo ha confermato il presidente della Commissione
europea Jose Manuel Barroso, a margine del summit annuale Ue–Russia aperto stamane
a Nizhni Novgorod, nel centro del Paese. Un vertice dunque dominato dalla questione
dell’epidemia di Escherichia Coli, che ha provocato in Europa oltre 30 milioni di
danni all’agricoltura, e che ha messo in ombra altri importanti temi nelle relazioni
bilaterali. L'opinione di Fabrizio Dragosei, corrispondente da Mosca del "Corriere
della Sera", intervistato da Stefano Leszczynski.
R. – Certamente
c’è stata una campagna dei giornali e dei mass media che ha terrorizzato la gente,
per cui il governo ha deciso di prendere questo provvedimento di blocco totale. E
forse ci sono anche screzi di fondo tra Europa e Russia che magari potrebbero aver
portato a questa decisione che, certamente, per la Russia non ha precedenti. C’è un
precedente con gli Stati Uniti, quello delle ali di pollo, che gli americani vendevano
in gran numero alla Russia - e che adesso vendono di nuovo - e che furono bloccate
parecchi anni fa per motivi sanitari, ma in quel caso senza che dietro ci fosse nessuna
epidemia. Sicuramente c’era un problema economico di relazioni tra i due Paesi, che
aveva portato a questa decisione.
D. – Ora, quali potrebbero essere
le contropartite, al di là delle garanzie sui prodotti da esportare verso la Russia?
R.
– Ci sono probabilmente motivi di altro genere. Un motivo grosso si chiama Wto, World
Trade Organization, nel quale la Russia vorrebbe entrare, ma è ancora bloccata dalla
Georgia, e ha posto la questione del libero transito sulle frontiere. Ovviamente fra
Russia e Georgia “frontiere” vuol dire anche Abkhazia e Ossezia del Sud, le Repubbliche
che si sono separate dalla Georgia, che la Russia ha riconosciuto, e che sono state
al centro di una guerra del 2008. Chiaramente l’Europa potrebbe premere molto sulla
Georgia e quindi questo potrebbe essere un elemento in mano ai russi. Un altro elemento
importante è quello del ricco mercato del gas interno ai Paesi europei. La Russia
esporta gas in Europa, ma lo vende quasi totalmente alla frontiera e poi sono altre
società europee che lo distribuiscono; e la Russia non è un mistero che da molto tempo,
tramite Gazprom, vorrebbe entrare in questo mercato molto ricco, perché i margini
sono estremamente elevati.
D. – Nel complesso, come possiamo dire si
siano sviluppate in questi ultimi anni le relazioni tra Unione Europea e Russia che,
comunque, rimane un partner molto importante?
R. – Per la Russia, l’Europa
è il primo partner mondiale, non c’è dubbio. La Russia è legata a doppio filo e importa
tantissimo dall’Europa. Sono state sempre relazioni abbastanza buone, anzi direi quasi
ottime con quasi tutti i Paesi e con l’Unione Europea in generale. Ricordiamo che
adesso la Russia sta per rilanciare il suo settore automobilistico e la maggior parte
delle aziende che hanno deciso di investire direttamente per costruire auto in Russia
sono aziende europee. (ap)
Dopo la liberazione di Battisti, l’Italia
richiama l’ambasciatore in Brasile Il ministro degli Esteri italiano, Franco
Frattini, ha richiamato in Italia l’ambasciatore a Brasilia “per un esame della situazione”.
La decisione arriva all’indomani del provvedimento del supremo tribunale federale
brasiliano che ha negato la scarcerazione e l’estradizione dell’ex terrorista Cesare
Battisti. Il ministro ha poi definito la decisione dei magistrati brasiliani “politica
e non giuridica”.
Ancora un’imboscata di maoisti in India: 10 morti nel
Chhattisgarh In India, un’imboscata di guerriglieri maoisti ha provocato 10
morti tra paramilitari e agenti delle forze di sicurezza, nello Stato orientale del
Chhattisgarh. Una bomba a bordo strada è esplosa al passaggio di due veicoli della
polizia. Questo è il secondo attacco che i guerriglieri, noti come "naxaliti", sferrano
nelle ultime 24 ore. Ieri, infatti, un commando maoista ha ucciso quattro soldati
nella stessa zona.
Delegazione del Partito comunista in Corea del Nord Una
delegazione del Partito comunista cinese è arrivata oggi in Corea del Nord, per una
visita di alcuni giorni. Non sono stati diffusi dettagli sugli argomenti dei colloqui,
che però, secondo gli analisti, potrebbero riguardare la cooperazione economica tra
i due Paesi e la ripresa dei negoziati sul programma nucleare di Pyongyang. È incerto,
inoltre, se la delegazione cinese incontrerà il presidente nordcoreano Kim-Jong Il,
che a fine maggio si era recato a sua volta in Cina. (Panoramica internazionale
a cura di Fausta Speranza e Davide Maggiore)
Bollettino del Radiogiornale
della Radio Vaticana Anno LV no. 161