Sudan: la Chiesa denuncia il dramma umanitario di migliaia di sfollati da Kordofan
e Abyei
“I combattimenti continuano, l’intera popolazione è fuggita dalla città” dice all’agenzia
Fides mons. Michael Didi Adgum Mangoria, vescovo coadiutore di El Obeid, nella cui
giurisdizione rientra il sud Kordofan (nel sud Sudan), la cui capitale, Kadugli, è
da giorni al centro di violenti combattimenti tra le truppe del nord e del sud Sudan.
“L’Onu ha inviato alcuni osservatori. Due suore comboniane ed un sacerdote, insieme
a qualche decina di persone, sono state fatte sgomberare dalla chiesa dove si erano
rifugiati e si trovano ora nel compound degli osservatori dell’Onu” dice il vescovo.
Mons. Mangoria, pur apprezzando il loro intervento, sottolinea che gli uomini inviati
dall’Onu “sono semplici osservatori e non peacekeeper. Non sono in grado di proteggere
nemmeno sé stessi, figuriamoci i civili. Ci sono 7 parrocchie nella regione dei Monti
Nuba, di cui una a Kadugli. Ho contattato i parroci delle altre parrocchie e mi hanno
detto che da loro la situazione è calma. Il problema è quindi nella città di Kadugli”
sottolinea mons. Mangoria. Per far comprendere la gravità della situazione il vescovo
riferisce: “questa mattina sono riuscito a telefonare alle religiose che si trovano
sotto la protezione dell’Onu, ma non sono riuscivo a sentirle bene a causa del rumore
dei combattimenti che provenivano dalla città”. Mons. Mangoria spera che vi siano
spazi per una trattativa: “un parlamentare mi ha detto che vi sono dei tentativi di
trovare una soluzione pacifica, ma finora la situazione è bloccata e i combattimenti
continuano”. Sempre all'agenzia Fides, mons. Roko Taban Mousa - amministratore apostolico
di Malakal, nel sud Sudan, sotto la cui giurisdizione ricade Abyei, la località contesa
tra nord e sud Sudan, occupata il 21 maggio dalle truppe di Khartoum - afferma che
“la popolazione di Abyei è ancora dispersa nell’area del cessate il fuoco e necessita
di assistenza. Il dramma umanitario continua”. Gli abitanti dell’area sono fuggiti
determinando una grave emergenza umanitaria. “Vi sono persone di buona volontà che
da diverse città del sud Sudan inviano aiuti. Questi contributi però non sono sufficienti
a far fronte alle necessità di tutti, al massimo possono bastare per 3-4 giorni e
poi si è di nuovo da capo” afferma preoccupato mons. Mousa. Secondo le stime ufficiali
gli sfollati sono 46.000, mentre alcune agenzie umanitarie affermano che sono circa
100.000. (R.P.)