Pace, dialogo e rispetto della dignità umana nei discorsi del Papa ai 6 ambasciatori
ricevuti in Vaticano
Dialogo, promozione della famiglia e della pace ma anche educazione e sviluppo sostenibile.
Sono tra i temi affrontati dal Papa nei discorsi agli ambasciatori dei 6 Paesi ricevuti
in Vaticano. Particolarmente significativo quello rivolto all’ambasciatore di Siria,
nel quale il Papa si è soffermato sulle recenti rivolte nei Paesi arabi e sulla difficile
situazione nel Medio Oriente. Il servizio di Alessandro Gisotti:
Gli avvenimenti
degli ultimi mesi nei Paesi arabi del Mediterraneo, “manifestano il desiderio di un
avvenire migliore nell’ambito dell’economia, della giustizia, della libertà e della
partecipazione alla vita pubblica”: è quanto sottolinea Benedetto XVI nel discorso
all’ambasciatore di Siria Hussam Edin Aaala. Questi eventi, soggiunge,
“mostrano anche l’urgente necessità di autentiche riforme nella vita politica, economica
e sociale”. Al tempo stesso, osserva il Papa, “è altamente auspicabile che queste
evoluzioni non si realizzino in termini di intolleranza, discriminazione o conflitto
e ancora meno con la violenza”. Piuttosto, è il suo monito, devono svolgersi “nel
rispetto assoluto della verità, della coesistenza, dei diritti legittimi delle persone
e delle collettività”, all’insegna della “riconciliazione”. Sono questi principi,
è l’esortazione del Pontefice, “che devono guidare le autorità, tenendo conto tanto
delle aspirazioni della società civile quanto delle pressioni internazionali”.
Al
tempo stesso, avverte il Papa guardando alla situazione nel Medio Oriente, “va trovata
una soluzione globale per far progredire la pace nella regione”. Questa soluzione,
sottolinea, deve essere “il frutto di un compromesso” tra le parti e “non di una scelta
unilaterale imposta con la forza”, che “non risolve nulla”. E rimarca l’insufficienza
delle “soluzioni parziali e unilaterali”. Coscienti delle “sofferenze di tutte le
popolazioni” del Medio Oriente, avverte il Papa, “bisogna procedere con un approccio
deliberatamente globale che non esclude alcuno nella ricerca di una soluzione negoziata
che tenga conto delle aspirazioni e degli interessi legittimi dei diversi popoli”.
Il
Papa non ha poi mancato di sottolineare il ruolo positivo dei cristiani nella società
siriana come anche le armoniose relazioni tra cristiani e musulmani nel Paese, ribadendo
che “la via dell’unità e della stabilità di ogni nazione passa dal riconoscimento
della dignità inalienabile di ogni persona umana”. Di qui il richiamo a privilegiare
il bene comune, lasciando da parte “gli interessi personali e di parte”. Il dialogo,
l’ascolto e la collaborazione, ribadisce il Pontefice, devono essere riconosciuti
come la via di confronto fra le diverse componenti della società. Infine, ha ringraziato
il popolo siriano per aver accolto, in questi anni, i tanti rifugiati cristiani provenienti
dall’Iraq.
Nel discorso all’ambasciatore di Nuova Zelanda, George Robert
Furness Troup, il Papa rinnova la sua solidarietà alle vittime del terremoto che nel
febbraio scorso ha devastato la comunità di Christchurch. Né manca di elogiare quanti
si sono impegnati con generosità nelle operazioni di soccorso. Il Papa riconosce dunque
il ruolo dei neozelandesi nella regione del Pacifico in favore della pace e del sostegno
allo sviluppo dei Paesi vicini. Quindi, incoraggia modelli di sviluppo che rispettino
l’ecologia. Ancora, ribadisce l’impegno della Chiesa in difesa della persona, dei
suoi diritti inalienabili, dal concepimento alla morte naturale, e in favore della
famiglia e dell’educazione.
All’ambasciatore della Moldova, Stefan Gorda,
il Papa sottolinea che il legittimo desiderio di questo Paese di entrare nell’Unione
Europea non può che avvenire nel rispetto della sua identità culturale fondata sui
valori cristiani: in questo senso la Moldova – afferma – “può aiutare con coraggio
l’Unione Europea a riscoprire ciò che essa non vuole più vedere o addirittura nega”.
Benedetto XVI osserva poi che per superare le problematiche economiche il Paese è
chiamato a rispettare gli interessi della sovranità nazionale guardando al benessere
di tutte le componenti sociali e non solo di alcune a detrimento di altre. Infine,
plaude alla collaborazione tra la Chiesa ortodossa e la piccola comunità cattolica,
unite nel promuovere i valori religiosi contro il materialismo e il relativismo.
Nel
discorso all’ambasciatore del Ghana, signora Geneviève D. Tsegah, il Papa ricorda
i recenti progressi fatti dal Paese a livello economico e sociale. Ed elogia la condotta
pacifica e regolare delle elezioni. L’armonia etnica, osserva il Pontefice, “è stato
un fattore importante per creare le condizioni di pace, stabilità” e progresso per
tutti i cittadini. Un impegno che ha visto il contributo delle comunità cristiane
locali e che ora, è l’auspicio del Papa, “dovrà essere coronato dalle prossime consultazioni”
a livello costituzionale. Né manca di elogiare il clima favorevole alla libertà religiosa
che contraddistingue il Ghana, a favore della crescita di tutte le istituzioni del
Paese. E ribadisce l’importanza della sintesi tra interessi secolari e religiosi.
Si augura infine un corretto uso delle risorse naturali di cui il Ghana è ricco.
Il
tema della libertà di culto – in un Paese diviso a metà tra cattolici e protestanti
– ha catalizzato la riflessione di Benedetto XVI nel discorso all’ambasciatore del
Belize, Henry Llewellyn Lawrence. Tale libertà, afferma il Papa, è figlia dei
valori cristiani sui quali è stata costruita la storia del piccolo Stato centroamericano,
che conta circa 300 mila abitanti. Benedetto XVI sottolinea inoltre il ruolo giocato
dalla Chiesa nel campo dell’istruzione. Essa, afferma tra l’altro, “porta frutto quando
si innesta su virtù già radicate nella famiglia”, che è il “terreno di formazione
primaria per serene relazioni ad ogni livello della convivenza umana, nazionale e
internazionale”. L’ultimo pensiero del Papa è per i giovani del Belize: grazie a una
“solida fede”, oltre che all’intelligenza e alla buona volontà, saranno meglio preparati,
rileva, ad assumere la leadership civica e sociale e a provvedere alla nazione un
futuro “stabile, giusto e pacifico”.
All’ambasciatore della Guinea Equatoriale,
Narciso Ntugu Abeso Oyana, il Papa ricorda il contributo della Chiesa per la promozione
di una società giusta e solidale che rispetti la dignità dell’uomo e l’ambiente, nella
ricerca di un’equa distribuzione della ricchezza. Tutto ciò – rileva - è indispensabile
per rilanciare un autentico progresso sociale, che raggiunga tutti, ma soprattutto
i poveri e i bisognosi, e promuova la vita, la famiglia, l’educazione e la salute
di tutti senza mai dimenticare che l’uomo è stato creato a immagine di Dio.