Nel cuore del Congo, una scuola dedicata al Beato Karol Wojtyla
Una scuola materna dedicata al Beato Giovanni Paolo II: è l’iniziativa del parroco
di Mongana, villaggio della diocesi di Lisala nel cuore della Repubblica Democratica
del Congo. Il progetto è stato interamente finanziato dall’Opam, l’Opera di Promozione
dell’Alfabetizzazione nel Mondo. Intervistato da Alessandro Gisotti, il presidente
dell’Opam, mons. Aldo Martini, si sofferma sull’importanza di questa scuola
per la comunità locale:
R. – Il parroco
di questo villaggio ha voluto fare una scuola materna, in attesa che poi i ragazzi
crescendo andassero a scuola e che si potesse fare una scuola elementare nel villaggio
stesso. Ha fatto una piccola scuola di rami, di terra battuta e di frasche, che è
in condizioni pietose. Quindi, per ricordare la beatificazione di Giovanni Paolo II
si è rivolto all’Opam, proponendoci di costruire questa scuola in mattoni e con un
tetto in lamiera. La particolarità è che le tre sezioni della scuola hanno ricevuto
dei nomi che ricordassero le tappe della vita di Papa Giovanni Paolo II: Wadowice,
il paese natale; Cracovia e il Vaticano. I bambini vengono chiamati dalla gente del
posto in modo molto affettuoso “les petites cracoviennes”,i
piccoli cracoviani. La gente è rimasta entusiasta e ha collaborato molto attivamente,
offrendo manodopera e fornendo le pietre.
D. – Quanto è importante l’alfabetizzazione,
la scuola per l’appunto, per le nuove generazioni di questa area, per la diocesi di
Lisala?
R. – La scuola è fondamentale. Tutti i vescovi della regione,
che è tutta in piena foresta equatoriale, hanno messo tra le loro priorità proprio
l’alfabetizzazione e la scuola, essendo normalmente regioni prive di strutture scolastiche.
Le scuole presenti risalgono all’epoca dei belgi, ma sono state in gran parte distrutte,
perché la zona è rimasta molto colpita dalle due guerre del Congo: manca l’energia
elettrica, manca l’acqua potabile. Quindi, hanno investito molto e stanno chiedendoci
aiuto per sostenere l’alfabetizzazione, perché vedono nell’alfabetizzazione, e quindi
nella cultura, l’unica possibilità di risorgere per questa popolazione.
D.
– Può parlarci del legame tra Giovanni Paolo II e l’Opam?
R. – Il legame
passa attraverso il suo fondatore, don Carlo Muratore, che è stato missionario in
Venezuela per 15 anni. La nascita dell’Opam nasce proprio dalla constatazione che
senza la cultura, senza la scuola, senza l’alfabetizzazione, una persona è una persona
dimezzata, una persona che viene esposta ad ogni sorta di pericolo, di sfruttamento
da parte degli altri, e che non conosce neanche i propri diritti. Giovanni Paolo II
e don Carlo si erano incontrati nel ’92, durante un incontro del Centro cattolico
internazionale che festeggiava i suoi 40 anni qui a Roma e, in quell’occasione, stringendo
la mano a don Carlo, il Papa disse “l’alfabetizzazione, quale importantissimo compito”.
Dopo di che, compiendo l’Opam i suoi 20 anni di fondazione, il Papa nello stesso anno
mandò un telegramma di augurio e di incoraggiamento e soprattutto nel ’95 dedicò la
lettera quaresimale al tema dell’alfabetizzazione. (ap)