2011-06-09 15:04:00

Calcio scommesse, ripartire dai valori: la riflessione di don Mario Lusek


Continua a occupare le cronache italiane lo scandalo del calcioscommesse. Durante un convegno su “L’educazione che sfida lo sport”, che si è svolto ai Musei Vaticani, Davide Maggiore ha chiesto al direttore dell’Ufficio Nazionale per la pastorale di tempo libero, turismo e sport, don Mario Lusek, che immagine dello sport emergerebbe, se queste accuse fossero confermate:RealAudioMP3

R. - E’ un’immagine mortificata che crea tensione e ansia soprattutto per chi crede nei valori dello sport e per questo lavora nello sport di base, perché questi valori non siano oscurati dal clima che stiamo respirando tutti.

D. - Secondo le cronache i giocatori sarebbero spesso i primi protagonisti delle "combine": l’atleta può ancora rappresentare un modello di comportamento?

R. - L’atleta oggi viene considerato un mito e al mito gli si perdona tutto, anche i comportamenti illeciti. Sicuramente bisogna ridefinire anche la figura dell’atleta e soprattutto bisogna accompagnare la formazione dell’atleta non soltanto dal punto di vista tecnico e agonistico, ma anche dal punto di vista etico e morale. Su questo stiamo formando dirigenti, persone e quella rete capillare di presenza che sicuramente non farà notizia, che sicuramente non arriverà sulle prime pagine dei giornali, ma potrà dare un contributo ad uno sport dal volto umano e - visto che siamo anche credenti - ad uno sport che è aperto anche ai valori alti e non soltanto ai valori umani che già condividiamo. E’ una sfida difficile, ma non impossibile. Noi siamo abituati a dire che all’impossibile bisogna dare un calcio.

D. - Quali valori oggi può ancora trasmettere lo sport?

R. - Soprattutto quello del rispetto delle regole: se esistono queste situazioni di malaffare è lo sport che insegna a rispettare le regole. Nel momento in cui si infrangono le regole, si frantuma l’edificio sportivo e si frantuma anche la persona. (mg)

Sempre al microfono di Davide Maggiore,il presidente della Fondazione Giovanni Paolo II per lo sport, Edio Costantini, si è soffermato sulle prospettive del calcio italiano:RealAudioMP3

R. – Oggi il mondo del calcio è fondato su tre grandi pilastri: i soldi, la televisione, gli atleti. Bisogna allora rimettere al primo posto l’uomo, lo sport e poi conseguentemente tutto il resto.

D. – Di fronte alle voci di gare truccate o di doping, ma anche ai toni costantemente alti che caratterizzano oggi lo sport, i giovani non rischiano la disaffezione?

R. – Sono tantissimi i ragazzi giovani che incominciano a fare sport. Poi, all’età di 14, 15 anni c’è l’abbandono e, soprattutto, c’è una selezione spietata solo dei migliori.

D. – Quale deve essere l’atteggiamento degli educatori per restituire una dimensione etica allo sport?

R. – C’è bisogno di un progetto educativo, di una società sportiva, e c’è bisogno soprattutto di bravi e competenti allenatori, che abbiano a cuore la vita dei ragazzi, dei giovani di oggi.

D. – Ha fatto scalpore la sua proposta di sospendere i campionati professionistici per un anno. Come il mondo del calcio potrebbe sfruttare questa pausa di riflessione?

R. – Questo atto forte è un time-out, perché va riscritto il progetto del sistema calcio italiano, che non è solo educativo, ma è anche un progetto aziendale, un progetto culturale, che veramente ridisegni la funzione sociale che lo sport, e in modo particolare il calcio, ha sviluppato nella storia italiana del Dopoguerra. (ap)







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