Benedetto XVI: gli Stati adottino energie pulite e non pericolose per l'uomo. No alla
tecnologia piegata agli interessi di parte
I governi utilizzino energie ambientali pulite e rispettose per l’ambiente, evitando
il ricorso ad una tecnologia pericolosa per l’uomo. È quanto Benedetto XVI ha chiesto
ai nuovi ambasciatori presso la Santa Sede di sei Stati – Moldova, Guinea Equatoriale,
Belize, Siria, Ghana e Nuova Zelanda – ricevuti stamattina in Vaticano per la presentazione
delle Lettere credenziali. Nel discorso collettivo, pronunciato in lingua francese,
il Papa ha ribadito che la riflessione sulla tutela dell’ambiente non deve essere
condizionata da fini politici o economici. Il servizio di Alessandro De Carolis:
“Il primo
semestre di quest'anno è stato segnato da innumerevoli tragedie che hanno colpito
la natura, la tecnologia e le persone”. Ma ciò che più importa fra loro “è l’uomo”,
non la tecnica, né gli interessi di parte. Inizia così, in modo molto netto, il discorso
che Benedetto XVI rivolge ai sei ambasciatori seduti di fronte a lui nella Sala Clementina,
le cui provenienze geografiche – i cinque continenti – simboleggiano l’universalità
dei temi sui quali il Papa intende sollecitare una precisa riflessione. Il Pontefice
non cita espressamente le catastrofi cui fa riferimento, peraltro impossibili da equivocare,
ma afferma che “l’entità di tali disastri ci interroga”:
“L’homme,
a qui Dieu a confié… L'uomo, al quale Dio ha affidato la gestione
della natura, non può essere dominato dalla tecnologia e diventare suo oggetto. Questa
consapevolezza deve indurre gli Stati a riflettere insieme sul futuro a breve termine
del pianeta, sulle loro responsabilità per quanto riguarda la nostra vita e la tecnologia.
L'ecologia umana è un imperativo. Adottare uno stile di
vita che rispetti l'ambiente e sostenere la ricerca e lo sfruttamento di energie pulite,
rispettose del patrimonio della creazione e innocue per gli esseri umani, devono essere
priorità politiche ed economiche”.
È necessario “rivedere completamente
il nostro approccio alla natura”, che “non è solo un divertimento o uno spazio
utilizzabile”, ha insistito Benedetto XVI. Anche perché, ha asserito,
in assenza di uno “stile di vita complessivo, che rispetti l'alleanza tra uomo e natura”,
la famiglia umana “potrebbe scomparire”:
“L’ensemble des gouvernants… Tutti
i governi devono impegnarsi a proteggere la natura e aiutarla a svolgere il suo ruolo
essenziale nella sopravvivenza dell'umanità. Le Nazioni Unite sembrano essere la sede
naturale per una simile riflessione, che non deve essere oscurata da interessi politici
ed economici ciecamente partigiani, allo scopo di privilegiare la solidarietà al di
là dell’interesse personale”.
Soffermandosi sul ruolo della tecnologia,
Benedetto XVI ha notato che lo sfruttamento delle sue capacità “va di
pari passo con i disastri ecologici e sociali”. Troppo spesso si dimentica che il
progresso deve andare a vantaggio del lavoro dell’uomo e non della tecnologia, che
dell’uomo è una “creazione”. “Puntare tutto su di essa, o credere che essa sia la
causa esclusiva del progresso, o della felicità, porta – ha detto il Papa – a una
mercificazione dell'uomo”, che si ritorce contro di lui quando si accorge che le aspettative
sono state mal risposte:
“Il suffit de constater les… Basta
vedere i ‘danni’ del progresso e i pericoli che fa correre all’umanità una tecnica
onnipotente e in ultima analisi, non controllata. La tecnica che domina l'uomo, lo
priva della sua umanità. L'orgoglio che essa genera ha portato la nostra società a
un economicismo intransigente e a un certo edonismo che determina soggettivamente
e egoisticamente i comportamenti”.
Si dimostra dunque “urgente”,
ha proseguito il Papa, che il ricercatore e lo scienziato sappiano “coniugare la tecnologia
con una forte dimensione etica”, aiutando quindi la natura “a svilupparsi nella linea
voluta dal Creatore”. Mentre, da parte loro, “i governi dovrebbero promuovere un umanesimo
che rispetti la dimensione spirituale e religiosa dell’uomo”:
“Respecter
son aspiration… Rispettare le sue aspirazioni di giustizia e di pace
permette la costruzione di una società che si promuove da se stessa, quando sostiene
la famiglia o rifiuta, per esempio, il primato esclusivo della finanza. Un
Paese vive della pienezza di vita dei cittadini che la compongono, ciascuno consapevole
delle responsabilità proprie e della possibilità di far valere le proprie convinzioni.
Inoltre, la naturale tensione verso la verità e il bene è fonte di un
dinamismo che crea il desiderio di lavorare insieme per realizzare il bene comune”.