I vescovi coreani: l’uomo “torni ad amare il Creato, opera di Dio”
“Come Dio, che ama tutte le anime, soltanto prendendoci cura dell’ambiente abbiamo
una possibilità di migliorare la nostra vita”. È quanto afferma il messaggio inviato
dalla Commissione episcopale coreana Giustizia e Pace in occasione della Giornata
per l’ambiente 2011. Il testo è firmato da mons. Mattia Ri Iong-hoon, presidente della
Commissione, e vescovo di Suwon, e si intitola “Dobbiamo vivere insieme a tutte le
creature, senza arroganza”. Nel messaggio, mons. Ri scrive: “Il principale colpevole
della crisi ambientale del mondo, Corea inclusa, non è altri che l’essere umano. Noi
siamo agenti colpevoli: schiavi dell’economia, dell’avarizia, dell’avidità di possesso
e di edonismo. Siamo asserviti allo sviluppo indiscriminato”. Questa accusa viene
spiegata nel paragrafo successivo: “Questi fenomeni, che non sono altro che peccati,
nascono dalla nostra illusione arrogante secondo la quale possiamo fare tutto e risolvere
tutti i problemi. Questa è una delle molte facce della Torre di Babele. Questo è un
problema che nasce dalla negazione delle nostre responsabilità: noi dovremmo essere
curatori della creazione di Dio e di tutte le sue amate creature”. Il mondo, continua
il messaggio, “è avvolto dal dolore. Secondo il rapporto sullo ‘Stato del futuro’
delle Nazioni Unite, il problema più pressante del villaggio globale è il cambiamento
climatico. Il rapporto ci dice che la temperatura si alza e il mare aumenta per lo
scioglimento dei ghiacciai. E i disastri naturali ci dicono che la situazione va peggiorando.
Per salvarci dobbiamo pensare ai fiumi, ai laghi e agli animali” come a realtà assolutamente
degne “della nostra più grande considerazione”.