Caritas ambrosiana: varare il “reddito di autonomia” per contrastare la povertà
“Aiutare le famiglie indigenti ad investire nel proprio potenziale umano”. Questo
l’obiettivo del “reddito di autonomia”, strumento di integrazione preso in esame nel
libro intitolato: “Reddito di autonomia. Contrastare la povertà in una prospettiva
di sussidiarietà attivante”, edito da Erickson e scritto da Rosangela Lodigiani e
Egidio Riva. Gli autori del libro, durante l’incontro tenutosi ieri presso la Curia
arcivescovile di Milano, hanno spiegato che il reddito di autonomia non è una forma
di sostegno assistenzialistica, ma di uno strumento destinato a “qualunque cittadino
si trovi nella condizione di mancanza di mezzi sufficienti per una vita dignitosa”.
Il progetto prevede un contributo a fronte dell’adesione ad un programma di inclusione
socio – economica. Per accedere al “reddito di autonomia” è prevista una serie di
obblighi, come ad esempio l’iscrizione ai Centri per l’impiego, la sottoscrizione
dell’immediata disponibilità al lavoro e la partecipazione a corsi di riqualificazione
professionale. La proposta – ricorda il Sir - riguarda non il singolo ma l’intero
nucleo familiare. Quindi la famiglia si assume vari impegni, tra cui l’iscrizione
dei bambini alla scuola materna e la frequenza scolastica per i figli minori fino
all’età dell’obbligo. “L’Italia – ha osservato don Roberto Davanzo, direttore di Caritas
ambrosiana – spende per il sociale più o meno quello che spendono gli altri Paesi
europei”. I risultati, tuttavia, sono al di sotto della media. “In Francia, in Inghilterra
e in Germania – ha fatto notare don Davanzo – esistono forme di reddito minimo”. Lo
studio sul “reddito di autonomia” – ha concluso – è un’occasione per aprire una discussione
sull’opportunità di una sperimentazione di “un sistema di welfare adeguato ai bisogni
delle persone in difficoltà”. (A.L.)