Ulisse e Lelia Amendolagine, coppia di sposi santi nell'ordinario
I Servi di Dio Lelia e Ulisse Amendolagine sono una coppia di sposi cristiani vissuti
a Roma nel Novecento: in questi giorni si è chiusa, nel Palazzo Apostolico del Laterano,
l’inchiesta diocesana su vita, virtù e fama di santità, alla presenza dei due figli
ancora viventi, Teresa e il padre carmelitano Raffaele. Ce ne parla Federico Chiapolino:
L’assiduità
nella preghiera quotidiana e nell’adorazione eucaristica attestano l’esemplarità di
Lelia e Ulisse Amendolagine come sposi e genitori cristiani. La loro vita insieme
è stata un’autentica comunione coniugale e spirituale. Teresa,
l’unica figlia femmina, fa di loro un breve ritratto:
“Erano diversissimi
nel carattere e nel modo di comportarsi. Mio padre e mia madre erano simili nel fare
riferimento a Dio per ogni azione che compivano e questo li univa. Ulisse era mite,
portato all’ascetismo e alla quiete; mentre Lelia era energica, più combattiva e vivace.
Consideravano, però, la loro diversità una ricchezza ricevuta dal Signore”.
Il
loro cammino in particolare fu fortemente connotato dalla spiritualità legata al Carmelo:
Ulisse era terziario carmelitano, mentre Lelia apparteneva alla Confraternita del
Santo Scapolare. Ne parla padre Raffaele, l’unico dei cinque
figli che ha seguito i genitori in questa specifica vocazione:
“I
miei genitori abitavano vicino alla parrocchia di Santa Teresa, a Corso d’Italia a
Roma, tenuta dai Padri carmelitani scalzi. Per loro era un po’ respirare l’aria che
aleggiava lì nella parrocchia e quando abbiamo conosciuto i Padri ci siamo affezionati
a loro e loro hanno comunicato a me, più direttamente, questa attenzione al Carmelo.
Ricordo le parole di mio padre: ‘Io amo il Carmelo, perché è l’Ordine di Maria, perché
la sua spiritualità mi spinge verso l’intimità con Dio, perché i suoi numerosi e meravigliosi
santi esercitano su di me un fascino irresistibile, perché Gesù mi vuole perfetto
cristiano per questa strada’: questo mio padre me lo scrisse appena entrato nel noviziato.
Si sentiva la sua gioia di essere carmelitano e nel vedere me seguire la stessa strada”.
I coniugi Amendolagine hanno affrontato con grande fede diverse
e dure prove: nel 1951, la malattia e la morte di Lelia, dopo 21 anni di matrimonio.
Il postulatore della Causa, Luca Pasquale, laico incaricato del
Centro diocesano per la pastorale familiare:
“La santità di Lelia e
Ulisse è, secondo me, una santità vissuta nell’ordinario. Una cosa molto particolare,
in cui si vede il loro modo straordinario vivere, è stato proprio negli ultimi giorni
di vita di Lelia. Lelia è morta di tumore che era abbastanza giovane, con una malattia
lunga e con sofferenze atroci: proprio nei giorni prima di morire Lelia ha parlato
della Madonna che le veniva incontro. E sicuramente, a testimonianza dei figli, questo
era vero: la stava davvero vedendo!”.(mg)