In Burkina Faso, nella fine settimana, le forze speciali hanno represso l’ultima di
una serie di rivolte militari, in corso da oltre tre mesi. Intervistato da Davide
Maggiore, il giornalista di "Nigrizia", Raffaello Zordan fa un’analisi della crisi,
partendo dal ruolo dell’esercito:
R. - Sicuramente
le forze armate hanno un ruolo importante in questo Paese e hanno contribuito anche
all’ascesa del presidente Compaoré. Vediamo però che ci sono vari ceti sociali che
si stanno ribellando, soprattutto ad una questione: la maggior parte di questa popolazione
vive sotto la soglia della povertà e, non a caso, infatti, il Paese è al 161.mo posto
su 169 nell’indice di sviluppo umano delle Nazioni Unite.
D. - Quali
sono le radici di questa crisi?
R. – Primo, l’incapacità di ridistribuire
quel poco di ricchezza che c’è. Una delle radici della crisi poi è sicuramente il
fatto che molti burkinabè, andati a lavorare in Costa d’Avorio, sono di ritorno in
questi anni, perché si sono trovati senza lavoro a causa della crisi in Costa d’Avorio.
Le informazioni che si hanno, anche se è difficile penetrare quegli ambienti, è che
ci sia malcontento in vari settori dell’esercito e anche negli alti gradi: una preoccupazione
perché ormai si punta all’alternanza.
D. - Un golpe può essere lo sbocco
di questa situazione?
R. - Se Compaoré non riuscirà a capire cosa avviene
veramente nel cuore dell’esercito è evidente che potrà avere delle difficoltà proprio
a partire da lì. Oggi è difficile che Compaoré, se ha dalla sua parte una fetta consistente
delle forze armate, possa essere mandato a casa da rivolte di strada. (ap)