2011-06-07 15:10:12

L’Ue a consulto sull'E-Coli. Polemiche in attesa di un responso certo dei ricercatori


Prosegue l’allarme in Europa per l’epidemia da Escherichia Coli: 23 le vittime ed oltre 2200 i casi d’infezione registrati. Lussemburgo ospita oggi i ministri europei dell’Agricoltura dopo la riunione ieri dei ministri della Sanità. Sale intanto la tensione perché a tutt’oggi gli esperti non hanno individuato il vettore del batterio e non mancano le polemiche nella classe politica sul modo di gestire la crisi, mentre crescono le proteste degli agricoltori e l’opinione pubblica resta disorientata. Ma a cosa si deve la difficoltà per gli scienziati di offrire risposte certe? Roberta Gisotti lo ha chiesto al dott. Stefano Morabito dell’Istituto Superiore di Sanità, ricercatore presso il Laboratorio europeo di riferimento per il batterio imputato:RealAudioMP3

D. – Dr. Morabito, c’è una certa ingenuità nell’aspettarsi soluzioni rapide a questa epidemia?

R. – Tenga conto che la scienza, per quanti passi avanti possa fare, rimane comunque legata alle difficoltà che trova sul terreno. Nel caso specifico, parliamo di un batterio che è un batterio ubiquitario: esiste dappertutto, è parte anche della flora intestinale dell’uomo con effetti senza dubbio benefici, e tuttavia alcuni ceppi di questa specie hanno sviluppato la capacità di dare malattie. Ma dal punto di vista esteriore sono indistinguibili. Pertanto, questo è un primo livello di difficoltà tecnica che si ha nell’identificazione di questi patogeni.

D. – In un primo tempo si è parlato dei cetrioli, poi dei germogli di soia quali veicoli dell’infezione, ed ora si aspettano i risultati di nuovi test. Perché allora sono state diffuse, queste notizie, prima dei dovuti riscontri? E’ colpa delle autorità sanitarie, magari pressate dalla stampa, o della stampa che diffonde ipotesi come certezze?

R. – Guardi, come un po’ in tutte le cose, la verità sta nel mezzo. Questo batterio fa parte di una famiglia di batteri nota da tempo, che sono gli escherichia coli produttori di verocitodossina. L’allarme lanciato all’inizio sui cetrioli in particolare, era legato ad una prima positività per la presenza di possibili batteri produttori di verocitodosossina in questa matrice. Tenga conto della pressione del momento: si stava e si sta tuttora in episodio epidemico piuttosto grave, quindi sicuramente anche sugli investigatori la pressione applicata è stata di non poco conto; a fronte di questa positività si è senza dubbio un po’ esasperato il principio di precauzione.

D. – Molte le polemiche, le critiche, anche, alla Germania che avrebbe esagerato nel diffondere – qualcuno ha detto – l’allarme a tutta l’Europa. Lei cosa ne pensa?

R. – La mia opinione personale è che senza dubbio la dimensione del fenomeno è europea, anche se l’epidemia – e questo lo vorrei sottolineare in modo che sia chiaro per tutti – è confinata alla Germania e, in particolare, alla zona di Amburgo. Tuttavia, come sapete, in tema di globalizzazione, soprattutto in presenza di un episodio così grave, allertare gli altri Paesi dell’Unione Europea non è un principio sbagliato!

D. – C’è un appello particolare da rivolgere alla stampa?

R. – Quello di verificare sempre con molta attenzione le informazioni, prima di diffonderle, sui canali ufficiali: per quanto riguarda la stampa nazionale, ci sono i canali del Ministero della salute e dell’Istituto Superiore di Sanità; cercare di non puntare troppo al sensazionalismo della notizia e di mantenere le informazioni nei canali giusti, che poi sono quelli scientifici che vengono sostanzialmente dai laboratori. (gf)







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