India: radicali indù contro la legge a tutela delle minoranze. La Chiesa: legge giusta
e necessaria
Per i cristiani indiani è una legge “giusta e necessaria” mentre per i gruppi estremisti
indù è “frutto di un complotto internazionale, per colpire i credenti indù”. Come
riferiscono fonti locali all'agenzia Fides, in India si infiamma il dibattito sulla
proposta di legge contro la violenza intercomunitaria (denominata “Communal Violence
Bill”) che mira a prevenire attacchi alle minoranze etniche o religiose. La legge,
approvata nelle scorse settimane dal “National Advisory Council”, sarà discussa nella
sessione estiva dei lavori parlamentari, a luglio. Il documento conferisce allo Stato
centrale ampi poteri di intervento, per prevenire e fermare episodi di violenza di
massa e abusi sulle minoranze religiose, etniche o culturali, a prescindere dall’autorizzazione
dei singoli Stati della Federazione indiana. I gruppi radicali indù hanno lanciato
una campagna per delegittimare la proposta di legge, nel tentativo di affossarla.
Subhas Couhan, leader del movimento radicale “Bajrang Dal”, parlando a una platea
di militanti riuniti in Orissa – Stato che fu teatro della violenza anticristiana
nel 2008 – ha detto che “la legge obbedisce a poteri esterni, è il risultato di una
cospirazione internazionale che intende colpire i fedeli indù”. “La legge – ha continuato
– interferisce con i poteri dei singoli Stati e costituisce, dunque, un attacco alla
politica federale del Paese”, annunciando un’intensa campagna di sensibilizzazione
in tutta la nazione per bloccare il provvedimento. Padre Joseph Babu Karakombil, portavoce
della Conferenza episcopale dell’India, spiega all’agenzia Fides che “tutte le comunità
cristiane, i fedeli musulmani, le Organizzazioni non governative, le associazioni
per i diritti umani, i gruppi indù moderati, sono favorevoli a questa legge”. “La
legge – rimarca – è frutto di un dibattito durato alcuni anni. Intende essere un deterrente
per nuove violenze di massa contro le minoranze. E’ uno strumento forte ed efficace
per prevenire violenze intercomunitarie, in quanto obbliga lo Stato centrale ad agire.
Guardando la storia dell’India negli ultimi 50 anni, crediamo che sia una legge giusta
e necessaria. In molti casi – come per gli attacchi ai cristiani in Orissa o quelli
ai musulmani in Gujarat – lo Stato centrale è rimasto a guardare o è intervenuto con
molto ritardo perché poteva agire solo su richiesta degli singoli Stati”. Il portavoce
della Conferenza episcopale spiega che “la legge serve anche a depotenziare le complicità
politiche che si sono verificate in quei casi. E offre un strumento in più: una autorità
nazionale indipendente per monitorare le situazioni di tensione”. “Crediamo sia una
legge utile a costruire la pace sociale e l’armonia interreligiosa in India. Inoltre
- conclude - protegge tutte le minoranze: cristiani, musulmani, dalit, fuoricasta
e anche gli indù nei sette Stati indiani dove essi stessi sono una minoranza”. (R.P.)