Documento dei vescovi del Cile sulla legge contro le discriminazioni
“Una legge che stabilisca delle misure contro le discriminazioni conta sul nostro
sostegno ma riteniamo che l'attuale progetto in discussione abbia bisogno di essere
perfezionato”. Così si esprimono i vescovi del Cile con un documento della presidenza
dell'episcopato in merito alla fase finale, prima dell'approvazione nel Parlamento,
di una legge contro ogni tipo di discriminazione. I vescovi ricordano che la pari
dignità di tutti gli esseri umani deriva dal fatto di essere stati creati ad immagine
e somiglianza di Dio e specificano che "questa pari dignità, fondamento della convivenza,
non deve essere invocata erroneamente contro diritti inerenti la natura umana. Ci
sembra, spiegano i presuli, che l'attuale redazione del progetto di legge può permettere
un utilizzo estraneo alle intenzioni dei legislatori” al punto che potrebbe “diventare
fonte di discriminazioni che si desiderano invece evitare”. I vescovi cileni ricordano
che in alcuni casi e Paesi "la formulazione imprecisa, il giusto rifiuto di ogni discriminazione
è stato utilizzato con altri propositi" come “nell'unione matrimoniale tra un uomo
e una donna, aperta, in conformità con la natura, alla procreazione. Affermando che
questa definizione è discriminatoria nel caso di coloro che desiderano utilizzare
la propria libertà per contrare 'matrimonio' con persone del medesimo sesso, si è
riuscito a far approvare queste unioni civili cercando, inoltre, di equipararle all'istituzione
matrimoniale”. I vescovi cileni ricordano anche che, nell'ambito di una definizione
poco precisa e giusta del concetto 'discriminazione', spesso si è tentato di far passare
un presunto diritto di adozione che nega al bambino la possibilità di avere un padre
e una madre. Secondo l'episcopato cileno, con il medesimo modo d'impostare la lotta
contro le discriminazioni, si sono registrate casi di veri attentati alle libertà
di espressione e di religione poiché sono state comminate delle pene a “sacerdoti,
storici e pastori che manifestano le proprie convinzioni sulla natura del matrimonio,
della famiglia e della sessualità”. In concreto, i vescovi chiedono che la medesima
legge in discussione affermi con precisione “che le sue norme non possono essere invocate
in nessun modo contro la natura del matrimonio e della famiglia o per autorizzare
l'adozione di bambini da parte di coppie dello stesso sesso”. Una legge contro le
discriminazioni, conclude il documento dei vescovi cileni, “non può essere discriminatoria
nei confronti delle confessioni religiose al punto di impedire loro la professione
pubblica delle proprie convinzioni”. Per i presuli, in una corretta definizione del
concetto 'discriminazione', è in gioco sia la libertà religiosa sia la libertà democratica
di uno Stato e quindi si deve procedere con la massima serietà e severità anche nell'uso
delle parole, evitando per esempio l'utilizzo nel testo legale parole aliene all'ordinamento
giuridico cileno, come per esempio ‘genere’ e “orientamento sessuale”. (A cura
di Luis Badilla)