Turchia: il nunzio apostolico Lucibello ricorda mons. Padovese e invoca la libertà
religiosa
Mons. Antonio Lucibello, nunzio apostolico in Turchia, insieme a mons. Franceschini
ed a rappresentanti delle Chiese ortodosse e armena, ha ricordato ieri ad Iskenderun,
la figura di mons. Luigi Padovese, vicario apostolico dell’Anatolia, ucciso dal suo
autista il 3 giugno dello scorso anno. “La nostra presenza” in questo Paese – ha dichiarato
mons. Lucibello all’agenzia AsiaNews – “è inconsistente dal punto di vista numerico:
in tutto siamo come una piccola parrocchia di un paesino in occidente. Eppure la nostra
testimonianza discreta porta frutto e vi è stima e seguito”. Per il nunzio, in questo
anno, segnato dal martirio di mons. Padovese e da altri segnali di violenza, la Chiesa
ha potuto approfondire la sua missione. “La Chiesa sta vivendo – ha detto - un passaggio
‘dalla presenza alla testimonianza’. Questo slogan era stato usato in un convegno
ecclesiale in Turchia alla fine degli anni ’80 e rimane importante”. “Non c’è bisogno
di una presenza chiassosa, fatta con ‘tamburi battenti’. Invece è fondamentale una
testimonianza di vita, una testimonianza discreta che non si impone con lo spettacolo”.
“L’umiltà della testimonianza – ha proseguito mons. Lucibello – corregge l’impressione
che qui si ha della Chiesa cattolica come un’organizzazione potente. Tener conto di
queste sensibilità è fondamentale”. Sul cammino della Turchia verso l’Europa, mons.
Lucibello ha molta speranza. Ma sottolinea anche che un punto fondamentale è la libertà
religiosa. “Tale libertà significa non solo libertà di culto, – ha specificato - ma
anche di coscienza. È importante sottolineare che una persona deve avere la possibilità
di credere o non credere o anche di cambiare religione”. (R.G.)