Il partito di centrodestra Psd di Pedro Passos Coelho è il vincitore delle elezioni
politiche portoghesi di ieri. Netta sconfitta, dunque, di José Socrates, capo del
governo portoghese dal 2005, e leader del Partito socialista. Per la prima volta dalla
rivoluzione dei garofani del 1974 e dalla fine della dittatura, tutte le cariche istituzionali
in Portogallo saranno ora nelle mani del centrodestra, che dovrà gestire il difficile
processo di uscita dalla crisi e le dure politiche di austerity imposte dal Ue e Fondo
monetario internazionale (Fmi). Riccardo Carucci:
Chiara vittoria
del centrodestra in Portogallo, nelle elezioni anticipate di ieri. Il Partito socialdemocratico
– di centrodestra nonostante il nome – ha avuto il 38,6
per cento dei voti eleggendo 105 deputati. Si potrà formare un governo di coalizione
maggioritario con il Partito popolare di destra, che ha eletto 24 deputati. L’unica
Camera del parlamento portoghese è formata da 230 deputati. L’opposizione sarà costituita
da 73 socialisti, 16 comunisti alleati con i Verdi e otto membri del blocco di sinistra.
Nato 47 anni fa, di aspetto giovanile e laureato in economia, Pedro Passo Coelho ha
esperienze politiche e imprenditoriali, ma nessuna esperienza di governo. Un tempo
ultraliberale, ha mostrato negli ultimi mesi maggiori preoccupazioni sociali, alla
luce dell’austerità e delle misure antipopolari prese già dal governo di Socrates.
Misure che si aggraveranno con l’attuazione dell’accordo concluso tra il Portogallo
e l’Unione Europea con il Fondo monetario internazionale per un prestito d’emergenza
di 78 miliardi di euro, 12 dei quali sono già arrivati per rimpolpare le esangui casse
dello Stato portoghese. E’ un accordo che prevede riduzione di spese e benefici sociali,
aumenti di imposte, privatizzazioni, riforme di vario genere per le amministrazioni
locali alla giustizia e due anni di recessione. (vv)
Dunque nel Paese la
maggioranza dovrà applicare le misure di austerità richieste da Ue e per cercare di
uscire dalla grave crisi economica. Debora Donnini ha intervistato Vittorio
Parsi, docente di relazioni internazionali all’università Cattolica di Milano.