Il cardinale Scherer: bisogna creare modi nuovi per portare il Vangelo agli uomini
di oggi
In questo momento della storia, “la Chiesa è chiamata a compiere una nuova evangelizzazione”:
è la sfida lanciata sabato scorso da Benedetto XVI ai partecipanti alla prima assemblea
plenaria del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione da
lui istituito l'anno scorso. Sui lavori del dicastero, il collega della redazione
brasiliana della nostra emittente, Silvonei Protz, ha intervistato uno dei
suoi membri più eminenti, il cardinale Odilo Pedro Scherer, arcivescovo di
San Paolo del Brasile:
R. – E’ stato
un lavoro molto interessante. Ci siamo occupati anzitutto della definizione di quella
che potrebbe essere la nuova evangelizzazione. Tutti si domandano: ma cosa è questa
nuova evangelizzazione? Cosa deve essere? Si tratta di chiarire i concetti per poi
andare alle azioni, alle strategie. Abbiamo anche guardato un po’ a quelle che potrebbero
essere le competenze e le iniziative del Pontificio Consiglio che sta iniziando il
suo lavoro ed è molto sostenuto dal Santo Padre. La creazione di questo Pontificio
Consiglio è stata proprio un’idea del Santo Padre; una risposta a una sua personale
preoccupazione dinanzi alla scristianizzazione dell’Europa e, ancor più, dinanzi alla
crescita del laicismo e anche di altri fenomeni negativi nei confronti della religione
della Chiesa, della questione di Dio. L’uomo di oggi forse si sente sempre più distante
dalla fede: cosa possiamo fare, cosa dobbiamo fare? La Chiesa, certo, non si vuole
arrendere e non si può arrendere dinanzi a questa situazione. D’altra parte, non è
la prima volta che succede nella storia. In diversi momenti della storia della Chiesa,
si è dovuta fare una cosa simile, una ripresa dell’evangelizzazione. Questo guardare
alla storia ci aiuta anche a capire quello che dobbiamo fare oggi. Abbiamo fatto un
po’ tutto questo in questi giorni.
D. – L’incontro con il Santo Padre?
R.
– L’incontro con il Santo Padre è stato molto interessante. Lui ha ribadito la sua
convinzione della necessità di una nuova evangelizzazione come un nuovo annuncio,
il bisogno di andare nuovamente a evangelizzare e non smettere mai di farlo. La Chiesa,
come in passato, anche oggi è missionaria, è evangelizzatrice. Ma la situazione è
cambiata, i soggetti sono cambiati, e quindi dobbiamo creare forme nuove, dobbiamo
capire i tempi nuovi per fare un nuovo discorso, anche se il Vangelo è sempre lo stesso.
Il Papa ci ha detto questo.
D. – Il contributo dell’America Latina e
del Brasile a questo nuovo Pontificio Consiglio?
R. – Il nostro contributo
può essere di rilievo, perché abbiamo già un certo cammino di nuova evangelizzazione;
almeno da 20 anni da noi si parla di nuova evangelizzazione. Ci sono già tante iniziative
in atto ma soprattutto si è creata una mentalità, un consenso ecclesiale: c’è il bisogno
di una nuova evangelizzazione. Tante nuove iniziative sono in atto per promuovere
la nuova evangelizzazione. Certo, la nuova evangelizzazione non è un’azione isolata
è tutto un insieme della vita ecclesiale che si deve rivolgere verso la missione:
tutta la Chiesa si deve riscoprire missionaria. Perciò noi in America Latina, dopo
la conferenza di Apareçida nel 2007, puntiamo molto su questo binomio discepoli-missionari:
dobbiamo diventare veri discepoli, quindi approfondire la nostra vita cristiana, l’esperienza
della fede, per diventare anche missionari. Non si diventa missionari se non si è
discepoli. (bf)