Mons. Tomasi all'Onu: resta molto da fare per eliminare la violenza contro le donne
nel mondo
Molta strada resta da fare per eliminare la violenza contro le donne e perché alle
donne venga riconosciuta pari dignità ovunque nel mondo: sono parole di mons. Silvano
M. Tomasi, rappresentante della Santa Sede presso le Nazioni Unite a Ginevra. L’arcivescovo
mons. Tomasi è intervenuto ieri alla 17.ma sessione del Consiglio per i diritti umani
dell’Onu. Il servizio di Fausta Speranza:
“La radice
del problema resta un punto di vista che ignora o rifiuta l’uguale dignità della donna”
rispetto all’uomo. Così mons. Tomasi va al cuore della persistente discriminazione
che emerge dai rapporti internazionali. Ricorda quella che definisce la “tragica realtà
della violenza contro le donne” citando la disumana pratica dello “stupro usato come
arma durante i conflitti”, il traffico di “ragazze vendute come merce”, “donne lavoratrici
domestiche abusate impunemente”, “giovanissime rapite e obbligate a matrimoni forzati
o a forzati aborti”. Violenze simili accadono “dove prevalgono povertà e instabilità
sociale”, dice mons. Tomasi sottolineando che “dobbiamo riconoscere che alcuni sistemi
legali e tradizioni ancora condonano tutto ciò”. Inoltre mons. Tomasi ribadisce che
“l’ingiusto e negativo trattamento delle donne causa negativi effetti fisici, psicologici
e sociali duraturi”.
“C’è molta strada da fare”, ribadisce mons. Tomasi
che cita Benedetto XVI nel discorso ai partecipanti al convegno internazionale “Donna
e uomo, l’humanum nella sua interezza” nel 2008: “Ci sono luoghi e culture dove la
donna viene discriminata o sottovalutata per il solo fatto di essere donna, dove si
fa ricorso persino ad argomenti religiosi e a pressioni familiari, sociali e culturali
per sostenere la disparità dei sessi, dove si consumano atti di violenza nei confronti
della donna rendendola oggetto di maltrattamenti e di sfruttamento nella pubblicità
e nell'industria del consumo e del divertimento. Dinanzi a fenomeni così gravi e persistenti
– sono parole di Benedetto XVI - ancor più urgente appare l’impegno dei cristiani
perché diventino dovunque promotori di una cultura che riconosca alla donna, nel diritto
e nella realtà dei fatti, la dignità che le compete.”
Mons. Tomasi afferma
che in ogni caso “il miglioramento nelle condizioni di vita e di sostentamento e l’accesso
per tutti all’istruzione” restano un elemento che aiuta la società a prevenire le
discriminazioni contro le donne. “L’istruzione – sottolinea mons. Tomasi – può servire
come veicolo per creare una mentalità che sostenga e rispetti le donne”. E dunque
ricorda, sempre con le parole di Benedetto XVI, che “Dio ha creato l'essere
umano maschio e femmina, con un’unità e allo stesso tempo una differenza originaria
e complementare”. E conclude chiedendo di “costruire un’uguaglianza creativa e un
mutuo rispetto”.