Il Papa: la Croazia nell'Ue difenda il primato cristiano dell'uomo da burocrazia e
astratto razionalismo
Un popolo che vive la fede “con il cuore” e che guarda “con grande gioia”, e qualche
cautela, all’ingresso del proprio Paese nell’Unione Europea. Sono le due immagini
che stamattina Benedetto XVI ha regalato della gente croata, durante il suo tradizionale
incontro con i giornalisti a bordo del volo diretto a Zagabria. Il Papa ha risposto
a tre domande dei cronisti, che gli hanno anche chiesto una riflessione sul Beato
cardinale Stepinac. Il servizio di Alessandro De Carolis:
“Noi non
siamo Balcani, ma siamo Mitteleuropa”. C’è più dell’orgoglio nelle parole dei cardinali
croati Sipac, Kuharic, Posanic, che Benedetto XVI cita al cospetto dei giornalisti,
che gli domandano della Croazia e del suo ingresso nell’Unione Europea. C’è in quelle
parole la consapevolezza di un Paese che – riconosce il Papa – si colloca dove “storicamente
e culturalmente” è sempre stato, “nel centro dell’Europa, della sua storia e della
sua cultura”. Per questo, il Pontefice ritiene “che il sentimento prevalente sia quello
di gioia”, per un approdo in quelle strutture comunitarie che oggi esprimono la nuova
unità continentale. E tuttavia, osserva con realismo Benedetto XVI:
“Si
può capire anche un certo scetticismo se un popolo numericamente non grande entra
in questa Europa già fatta e già costituita. Si può capire che forse c’è una paura
di un burocratismo centralistico troppo forte, di una cultura razionalistica, che
non tiene sufficientemente conto della storia, della ricchezza della storia e anche
della ricchezza della diversità storica (...) L’identità europea è un’identità propria
nella ricchezza delle diverse culture, che convergono nella fede cristiana, nei grandi
valori cristiani”.
Le radici cristiane sono il cuore della questione.
Il Papa ha augurato che – “nel processo reciproco di dare e avere” rappresentato dall’ingresso
nell’Ue – la Croazia possa rafforzare, “contro un certo razionalismo astratto”, la
“storicità” e la “ricchezza” che le viene da una cultura intrisa di Vangelo. Quella
cultura peraltro subito evidenziata da Benedetto XVI nella prima risposta, quando
ha rievocato le due visite compiute da cardinale in Croazia. Ho visto, ha detto, una
pietà popolare “molto simile a quella delle mie terre” e una fede realmente incarnata:
“Una fede vissuta con il cuore, dove il soprannaturale diventa naturale
e il naturale è illuminato dal soprannaturale. E così ho visto e vissuto questa Croazia,
con la sua millenaria storia cattolica, sempre molto vicina alla Santa Sede ... Ho
visto che qui c’è una fratellanza molto profonda nella fede, nella volontà di servire
Dio per l’uomo, nell’umanesimo cristiano. In questo senso, mi sembra, c’è un collegamento
naturale in questa vera cattolicità, che è aperta a tutti e che trasforma il mondo,
o che vuol trasformare il mondo secondo il progetto del Creatore”.
La
terza risposta ai cronisti sull’aereo è stata un breve e intenso ritratto del cardinale
Stepinac. Ricordando come, prima contro il regime degli ustascia, strumentalizzato
da Hitler, e poi contro il regime comunista, il Beato Stepinac abbia combattuto contro
due ideologie antiumane e difeso “il vero umanesimo”, quello che dipende dalla presenza
di Dio, che dona all’uomo la sua dignità. In definitiva, ha concluso Benedetto XVI,
il destino del Beato Stepinac si può sintetizzare …
“…in due lotte
diverse e contrastanti e proprio in questa decisione per il vero contro lo spirito
dei tempi, questo vero umanesimo che viene dalla fede cristiana, è un grande esempio
non solo per i croati, ma per tutti noi”.