Bangladesh: piano del governo per integrare le scuole islamiche nel sistema pubblico
In Bangladesh “integrare le madrase (le scuole islamiche) nel sistema pubblico è un
fatto positivo: significherebbe maggiore controllo dello Stato, e adeguamento delle
madrase agli standard e ai curriculum dell’istruzione pubblica”. A dichiararlo all'agenzia
Fides è padre Silvano Garello, missionario saveriano a Dhaka, studioso e autore di
saggi sull’educazione. Il piano del governo locale di inserire le scuole islamiche
nella pubblica istruzione non porterebbe, a suo parere, a “islamizzare l’istruzione
statale” ma, al contrario, a “inserire materie come la scienza, l’inglese, la matematica,
l’informatica, nell’istruzione fornita dalle madrase”. In questo modo, spiega il missionario,
“le madrase sarebbero sottoposte al vaglio e al controllo statale, e si potrebbe tutelare
di più la formazione di milioni di bambini e giovani. E’ quanto accade, ad esempio,
alle scuole cristiane”. Un’altra fonte cattolica interpellata da Fides, tuttavia,
mette in evidenza anche i problemi che potrebbero nascere al momento dell’attuazione
della riforma. Le madrase, infatti, non sarebbero facili da censire e controllare,
perché ne esistono di tre tipi. Il governo dovrebbe riuscire facilmente a verificare
gli standard educativi delle madrase cosiddette “Alia”, perché sono già riconosciute
e finanziate dallo Stato. Sono invece private le scuole della rete “Quami”, che non
ricevono sussidi statali. La fonte di Fides fa notare che queste “sono circa 50 mila”.
“Diffondono – aggiunge – un’interpretazione restrittiva ed estremista dell’Islam e
sono finanziate dall’Arabia Saudita”. “E’ molto difficile – spiega la fonte – che
il governo riesca a prenderne il controllo o a influenzarle”. In più “è altrettanto
difficile se non impossibile – prosegue – controllare una galassia che non è stata
nemmeno censita”, quella delle scuole islamiche ‘fai-da-te’, create in piccole moschee
o case private da singoli predicatori: secondo le stime, sarebbero circa 450 mila.
“Nutriamo seri dubbi – conclude poi la fonte, impegnata nella difesa dei diritti umani
– sulla effettiva volontà del governo di costruire uno Stato realmente laico e dove
vi siano pari opportunità per tutti. Oggi i cittadini non musulmani sono comunque
discriminati e considerati cittadini di seconda classe”. I musulmani sono circa il
90% dei 165 milioni di abitanti del Bangladesh, dove l’Islam è religione di Stato.
I cristiani sono lo 0,5 per cento, di cui 320 mila cattolici. (D.M.)