Favorire il dialogo tra le religioni, promuovendo progetti imprenditoriali in Nigeria:
è quanto prevede l’iniziativa lanciata dalla Fellowship of Churches of Christ in Nigeria,
un’organizzazione che raggruppa tredici comunità di varie denominazioni cristiane
— aderente al World Council of Churches — particolarmente presente con le proprie
attività nella regione centro-settentrionale del Paese, teatro di violenti attacchi
da parte di gruppi estremisti che fomentano l’odio tra gli appartenenti alle diverse
comunità religiose. Si tratta della creazione di fattorie che danno l’opportunità
ai giovani cristiani e musulmani di poter coltivare in comune la terra, ricavandone
prodotti di consumo per le proprie famiglie e anche denaro, grazie alla vendita degli
stessi sui mercati locali. La Fellowship of Churches of Christ in Nigeria ha promosso
l’iniziativa nell’ambito del cosiddetto «peace desk», ovvero un organismo di consultazione
e collaborazione tra le comunità cristiana e musulmana, che ha prodotto finora diverse
occasioni d’incontro tra i leader religiosi. «Soprattutto tra il 2007 e il 2009 —
spiega la coordinatrice del programma, Helen Philemon Haggai — abbiamo organizzato
quattro riunioni, a Jos, che hanno coinvolto settantacinque rappresentanti musulmani».
E aggiunge: «Il rafforzamento delle relazioni e il superamento delle reciproche diffidenze
sono al centro del progetto che vuole dimostrare che un positivo confronto tra le
comunità è possibile». Quello dei micro progetti imprenditoriali, rileva la coordinatrice,
è dunque un ulteriore segno della volontà di proseguire lungo la via tracciata: «Crediamo
che i progetti imprenditoriali possano contribuire a consolidare ulteriormente le
relazioni e a far superare il gap di fiducia tra le comunità religiose. Inoltre, riteniamo
che questi progetti, portati avanti congiuntamente dai cristiani e dai musulmani,
non rischino di essere vanificati dai membri stessi delle due comunità, in quanto
rappresentano strumenti di sopravvivenza essenziali per le loro stesse famiglie».
I progetti, conclude, «si focalizzano infatti sulla creazione di fattorie che, con
il lavoro, forniranno cibo e aiuto economico alle famiglie. Inoltre, è allo studio
la realizzazione di pozzi di estrazione per rifornire di acqua potabile i villaggi
cristiani e musulmani». L’organizzazione ecumenica ha previsto anche di organizzare
dei corsi d’istruzione, all’interno di un apposito centro, rivolti soprattutto ai
giovani per agevolare l’apprendimento delle nozioni tecniche necessarie alla costruzione
dei pozzi di estrazione dell’acqua. L’area centro-settentrionale della Nigeria
è scenario di violenti scontri tra etnie, che spesso vengono presentati, pretestuosamente,
come causati dalla religione. I vescovi cattolici sono più volte intervenuti per condannare
l’incitamento all’odio e per sottolineare l’importanza del dialogo al fine di prevenire
ulteriori violenze di ogni genere. A tale riguardo, si è espresso, tra gli altri,
il cardinale arcivescovo di Lagos, Anthony Olubunmi Okogie. Anche il presidente della
Conferenza episcopale della Nigeria, l’arcivescovo di Ibadan, Felix Alaba Adeosin
Job, ha ribadito la condanna per la corruzione dilagante, il clima di violenza e la
mancanza di prospettive per i giovani. L’arcivescovo di Kaduna, Matthew Man-oso Ndagoso,
ha invitato i leader politici a scusarsi con il popolo nigeriano e per la corruzione
e ha rivolto un appello particolare ai giovani «affinché non diventino strumenti della
manipolazione e violenza da parte dei politici senza scrupoli». Un appello è stato
lanciato anche dall’Interfaith Council of Muslim and Christian Women’s Groups di Kaduna,
nel nord della Nigeria. In un comunicato dell’organismo di rappresentanza si osserva,
fra l’altro, che «mentre l’élite della nostra società vive nel lusso, la maggioranza
della popolazione è destinata a vivere nella povertà e nelle disoccupazione e le conseguenti
masse di giovani inattivi sono la causa principale della violenza che stiamo subendo».
E si conclude: «Siamo convinte che la religione possa essere un ausilio prezioso per
promuovere la comprensione e la riconciliazione e questo può essere fatto all’interno
di ogni comunità religiosa, ma crediamo che sia particolarmente efficace quando viene
effettuato a livello delle diverse fedi. Le due religioni, musulmana e cristiana,
hanno un valore inestimabile come strumento di riconciliazione e di pace perché insegnano
i valori necessari per la convivenza». Dal gennaio scorso, ad esempio, è anche attivo
un centro di formazione rivolto ai giovani cristiani e musulmani, promosso dalla comunità
cattolica nello Stato di Plateau. Il centro offre programmi di apprendistato nel settore
edile, ma oltre alla formazione professionale, gli studenti vengono aiutati anche
ad approfondire la propria fede e superare le incomprensioni tra le comunità. Lo scopo,
è spiegato, è quello «di aiutare i giovani a intraprendere la strada dello sviluppo
positivo, piuttosto che d’imboccare quella della violenza per risolvere i problemi
socio-economici, politici, etnici o religiosi». Uno dei problemi principali in Nigeria
è proprio la mancanza di istruzione tra i giovani. Un gran numero di bambini non ha
la possibilità di accesso a un’educazione di base matura, che favorisca soprattutto
la comprensione reciproca tra le comunità. In occasione dell’inaugurazione, l’arcivescovo
di Jos, Ignatius Ayau Kaigama, ha osservato: «Tanto è stato detto sulla violenza giovanile
derivante dalla scarsa istruzione o dalla povertà, quanto poco è stato fatto per porre
rimedio alla situazione. Speriamo che questo piccolo sforzo apra gli occhi alle autorità
e a tutte le persone di buona volontà». (L’Osservatore Romano)