2011-06-03 18:53:35

Iniziative ecumeniche per la pace in Nigeria


Favorire il dialogo tra le religioni, promuovendo progetti imprenditoriali in Nigeria: è quanto prevede l’iniziativa lanciata dalla Fellowship of Churches of Christ in Nigeria, un’organizzazione che raggruppa tredici comunità di varie denominazioni cristiane — aderente al World Council of Churches — particolarmente presente con le proprie attività nella regione centro-settentrionale del Paese, teatro di violenti attacchi da parte di gruppi estremisti che fomentano l’odio tra gli appartenenti alle diverse comunità religiose. Si tratta della creazione di fattorie che danno l’opportunità ai giovani cristiani e musulmani di poter coltivare in comune la terra, ricavandone prodotti di consumo per le proprie famiglie e anche denaro, grazie alla vendita degli stessi sui mercati locali.
La Fellowship of Churches of Christ in Nigeria ha promosso l’iniziativa nell’ambito del cosiddetto «peace desk», ovvero un organismo di consultazione e collaborazione tra le comunità cristiana e musulmana, che ha prodotto finora diverse occasioni d’incontro tra i leader religiosi. «Soprattutto tra il 2007 e il 2009 — spiega la coordinatrice del programma, Helen Philemon Haggai — abbiamo organizzato quattro riunioni, a Jos, che hanno coinvolto settantacinque rappresentanti musulmani». E aggiunge: «Il rafforzamento delle relazioni e il superamento delle reciproche diffidenze sono al centro del progetto che vuole dimostrare che un positivo confronto tra le comunità è possibile». Quello dei micro progetti imprenditoriali, rileva la coordinatrice, è dunque un ulteriore segno della volontà di proseguire lungo la via tracciata: «Crediamo che i progetti imprenditoriali possano contribuire a consolidare ulteriormente le relazioni e a far superare il gap di fiducia tra le comunità religiose. Inoltre, riteniamo che questi progetti, portati avanti congiuntamente dai cristiani e dai musulmani, non rischino di essere vanificati dai membri stessi delle due comunità, in quanto rappresentano strumenti di sopravvivenza essenziali per le loro stesse famiglie». I progetti, conclude, «si focalizzano infatti sulla creazione di fattorie che, con il lavoro, forniranno cibo e aiuto economico alle famiglie. Inoltre, è allo studio la realizzazione di pozzi di estrazione per rifornire di acqua potabile i villaggi cristiani e musulmani». L’organizzazione ecumenica ha previsto anche di organizzare dei corsi d’istruzione, all’interno di un apposito centro, rivolti soprattutto ai giovani per agevolare l’apprendimento delle nozioni tecniche necessarie alla costruzione dei pozzi di estrazione dell’acqua.
L’area centro-settentrionale della Nigeria è scenario di violenti scontri tra etnie, che spesso vengono presentati, pretestuosamente, come causati dalla religione. I vescovi cattolici sono più volte intervenuti per condannare l’incitamento all’odio e per sottolineare l’importanza del dialogo al fine di prevenire ulteriori violenze di ogni genere. A tale riguardo, si è espresso, tra gli altri, il cardinale arcivescovo di Lagos, Anthony Olubunmi Okogie. Anche il presidente della Conferenza episcopale della Nigeria, l’arcivescovo di Ibadan, Felix Alaba Adeosin Job, ha ribadito la condanna per la corruzione dilagante, il clima di violenza e la mancanza di prospettive per i giovani. L’arcivescovo di Kaduna, Matthew Man-oso Ndagoso, ha invitato i leader politici a scusarsi con il popolo nigeriano e per la corruzione e ha rivolto un appello particolare ai giovani «affinché non diventino strumenti della manipolazione e violenza da parte dei politici senza scrupoli».
Un appello è stato lanciato anche dall’Interfaith Council of Muslim and Christian Women’s Groups di Kaduna, nel nord della Nigeria. In un comunicato dell’organismo di rappresentanza si osserva, fra l’altro, che «mentre l’élite della nostra società vive nel lusso, la maggioranza della popolazione è destinata a vivere nella povertà e nelle disoccupazione e le conseguenti masse di giovani inattivi sono la causa principale della violenza che stiamo subendo». E si conclude: «Siamo convinte che la religione possa essere un ausilio prezioso per promuovere la comprensione e la riconciliazione e questo può essere fatto all’interno di ogni comunità religiosa, ma crediamo che sia particolarmente efficace quando viene effettuato a livello delle diverse fedi. Le due religioni, musulmana e cristiana, hanno un valore inestimabile come strumento di riconciliazione e di pace perché insegnano i valori necessari per la convivenza». Dal gennaio scorso, ad esempio, è anche attivo un centro di formazione rivolto ai giovani cristiani e musulmani, promosso dalla comunità cattolica nello Stato di Plateau. Il centro offre programmi di apprendistato nel settore edile, ma oltre alla formazione professionale, gli studenti vengono aiutati anche ad approfondire la propria fede e superare le incomprensioni tra le comunità. Lo scopo, è spiegato, è quello «di aiutare i giovani a intraprendere la strada dello sviluppo positivo, piuttosto che d’imboccare quella della violenza per risolvere i problemi socio-economici, politici, etnici o religiosi». Uno dei problemi principali in Nigeria è proprio la mancanza di istruzione tra i giovani. Un gran numero di bambini non ha la possibilità di accesso a un’educazione di base matura, che favorisca soprattutto la comprensione reciproca tra le comunità. In occasione dell’inaugurazione, l’arcivescovo di Jos, Ignatius Ayau Kaigama, ha osservato: «Tanto è stato detto sulla violenza giovanile derivante dalla scarsa istruzione o dalla povertà, quanto poco è stato fatto per porre rimedio alla situazione. Speriamo che questo piccolo sforzo apra gli occhi alle autorità e a tutte le persone di buona volontà». (L’Osservatore Romano)







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