2011-06-03 14:54:59

Barcone affonda al largo di Tunisi: recuperati 150 corpi. La Caritas: urgenti soluzioni strutturali


E’ tragico il bilancio dell'affondamento di un barcone al largo delle coste tunisine, tra martedi sera e mercoledi. Finora sono 150 i cadaveri recuperati: sono tutti profughi africani. Le cattive condizioni del mare stanno rallentando le operazioni. Alessandro Guarasci:RealAudioMP3

Dalla Tunisia arrivano notizie poco incoraggianti. Il capo della guardia costiera della città di Sfax ha detto che “le onde hanno bloccato l'inizio delle operazioni. Nella migliore delle ipotesi, domani, potremmo essere in grado di recuperare tutti i corpi''. Inizialmente si era parlato di 270 dispersi. E fa anche preoccupare la situazione a Lampedusa, dove quattro tunisini, che hanno ingoiato delle lamette per protesta contro il rimpatrio, sono stati trasferiti all'ospedale 'Cervello' di Palermo per essere curati. L’organizzazione Save The Children ha comunicato che da gennaio ad oggi sono circa 1.500 i minori arrivati nell’isola. Per la Caritas servono soluzioni strutturali, il vicedirettore Francesco Marsico:

R. –E’ un fenomeno che va avanti da anni senza una soluzione effettiva. Credo che quello che non vada sia il fatto che per questo problema non sia prevista una politica davvero coordinata e congiunta da parte dell’Unione Europea. C’è una sottovalutazione strutturale di questo tema.

D. – Secondo lei c’è un problema di coordinamento. Frontex non basta?

R. – Frontex è uno strumento. A monte di Frontex ci dev’essere la politica europea che si faccia carico del tentativo di risolvere le questioni che portano questi flussi migratori. Chiaramente, ciò non avviene attraverso uno strumento di tipo operativo. Il problema è capire, sulle aree di crisi di quel continente, quali possono essere le politiche progressive che, negli anni, se non possono porre fine almeno alleggeriscano questi fenomeni.

D. – Alcuni rappresentanti del governo italiano parlano di emergenza, quasi di ‘invasione’. Voi, in più di qualche caso, avete contestato questi termini...

R. – E’ evidente che la situazione, di recente, con il movimento politico e militare in quelle aree, è peggiorata. Però è un fenomeno che va avanti da anni e quindi non può essere definito un’emergenza.

D. – In sostanza, serve perciò una politica di lungo periodo…

R. - Ovviamente sì. Una politica di lungo periodo che si faccia carico progressivamente delle situazioni di crisi. La situazione dell’Eritrea, quella somala, quella drammatica del Sudan: insomma, tutte le aree di crisi devono essere aiutate e soprattutto bisogna farsi carico di un’azione che metta insieme politica estera, politica economica ed un’idea diversa di Mediterraneo che ancora non vediamo. (vv)







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