Proteste in Siria: si aggrava il bilancio delle vittime
Si aggrava la situazione in Siria. Fonti locali riferiscono che oggi 15 persone sono
state uccise dalle forze della sicurezza nella città di Rastan. Un attivista per i
diritti umani ha reso noto inoltre che l’esercito del presidente, Bashar al-Assad,
ha ucciso almeno 43 civili durante le proteste avvenute martedì scorso, sempre a Rastan,
nel centro del Paese. Molti minori tra le vittime. Il servizio di Davide Maggiore: La città di Rastan,
sotto assedio da domenica, sarebbe stata bombardata con l’artiglieria durante i rastrellamenti.
Tra i morti ci sarebbe anche una bambina di quattro anni. Un’altra, di undici anni,
sarebbe una delle nove persone rimaste uccise martedì scorso, nella città meridionale
di Hirak, durante irruzioni delle forze di sicurezza in case private. Secondo
l’Unicef, sono almeno 30 i minori che hanno perso la vita nella repressione delle
proteste, e molti altri sarebbero stati feriti, incarcerati o torturati. Anche i dissidenti
riuniti in Turchia stanno raccogliendo prove che permettano di denunciare al Tribunale
internazionale dell’Aja il presidente Assad, che intanto, da Damasco, promette aperture.
E’ di ieri l’annuncio della costituzione di un ente per il dialogo nazionale, che
è però composto in prevalenza da membri del partito al potere, e non comprende esponenti
dell’opposizione. Anche la prossima liberazione di qualche centinaio di prigionieri
politici, in seguito a un’amnistia, lascia scettici i dissidenti, mentre gli Stati
Uniti hanno definito il provvedimento un gesto “insufficiente”. Il ministro degli
Esteri russo, Lavrov, ha parlato, invece, di “tentativi” della comunità internazionale
di ottenere un cambio di regime in Siria, specificando che a questi “va messa fine”.