2011-06-01 15:57:32

Shuttle: rientrato a Cape Canaveral, l'Endeavour non volerà più


E’ atterrato per l’ultima volta prima di essere dismesso lo space shuttle Endeavour questa mattina a Cape Canaveral, in Florida. La navetta della Nasa, con a bordo sei astronauti, tra cui l’italiano Roberto Vittori, ha toccato terra come previsto alle 2.35 ora locale, con un suggestivo atterraggio notturno. Era la penultima missione dell’era Shuttle, un esperimento importante come conferma il presidente dell’Agenzia spaziale italiana, Enrico Saggese al microfono di Irene Pugliese:RealAudioMP3

R. – Lo Space shuttle è stato un esperimento importantissimo, perché ha provato a configurare un sistema di rientro, un sistema cioè riutilizzabile più volte. Non ha avuto il successo che meritava nel senso che l’aspettativa era quella di avere almeno 400 voli mentre ne abbiamo avuti soltanto 135, il costo è stato superiore alle attese. Però, la cosa importante è che ha dimostrato che si può creare una sorta di navicella con uomini e con esperimenti a bordo e che questa navicella è una navicella abbastanza sicura. In effetti, abbiamo avuto due grandi disastri, un disastro al lancio e un disastro al rientro, però purtroppo i sistemi di lancio dell’uomo non possono raggiungere la sicurezza totale.

D. - Quali i risultati più importanti raggiunti?

R. – Il fatto di aver fatto partire una collaborazione importante prima tra russi e americani e poi con partner di tutto il mondo, canadesi, europei, giapponesi.

D. – Una missione che ha visto anche un colloquio con il Papa…

R. – E’ stata una cosa veramente emozionante. Innanzitutto, per l’estrema disponibilità mostrata dal Papa che in questa veste storica ha accettato il ruolo di chi pone le domande e non dà le risposte. Le domande sono state estremamente interessanti e le risposte altrettanto importanti. Credo che il fatto che gli astronauti abbiano detto al Papa che vedono la terra come un elemento delicato fragile, che la tecnologia deve in qualche modo proteggere, sia stato un elemento importantissimo.

D. – Qual è ora la sfida spaziale?

R. – Dobbiamo riconquistare la voglia di cooperare anche con la Cina, anche con altri Paesi, in maniera tale che quando si pensa alla prossima generazione tutti siano presenti. Dobbiamo pensare poi a una navicella che possa viaggiare, che possa proteggere gli abitanti e che possa in qualche modo assisterli nei loro viaggi, viaggi che possono essere anche lunghi e quindi anche proteggerli quando andremo fuori della magnetosfera, fuori della zona della terra in cui la protezione dai raggi cosmici è ancora efficace.







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