Pakistan. Giornalista ucciso: attivisti e minoranze religiose in piazza per “difendere
la verità”
Giornalisti, attivisti per i diritti umani, organizzazioni della società civile, comunità
religiose sono scesi oggi in piazza e manifestano davanti alle sedi delle associazioni
della stampa, nelle principali città del Pakistan (Lahore, Islamabad, Karachi), per
“protestare contro l’impunità e difendere il diritto a dire la verità”, dopo l’uccisione
del giornalista pakistano Syed Saleem Shazad. Shahzad, reporter per Asia Times online,
è stato rapito due giorni fa e ucciso ieri. Nei suoi articoli aveva denunciato legami
fra l’esercito, i servizi segreti (Isi) e le reti integraliste islamiche come Al Qaeda
o a gruppi terroristi talebani. Alle manifestazioni di oggi partecipano anche sacerdoti,
religiosi e fedeli cristiani, impegnati nella difesa della democrazia e della legalità
nel Paese. “Non possiamo tacere la verità. Anche noi continueremo la nostra missione”,
dice all’agenzia Fides padre John Shakir Nadeem, direttore di “Radio Veritas” in lingua
urdu e Segretario della Commissione per le Comunicazioni sociali in seno alla Conferenza
episcopale del Pakistan. “Shahzad lavorava anche per alcune radio pakistane. Il suo
lavoro era apprezzabile, era persona onesta e pulita, che ha avuto il coraggio di
dire la verità. E’ stato ucciso per aver denunciato realtà nascoste. La sua morte
è un chiaro messaggio che giunge a tutti gli operatori dell’informazione e agli attivisti
per i diritti umani in Pakistan. E non è l’unica: tante persone come lui sono state
uccise. Anche noi di Radio Veritas, la radio della verità, ci uniremo a questa campagna
in difesa della verità”. Padre Nadeem assimila l’omicidio di Shahzad a quello di Shahbaz
Bhatti: “Il problema è che tutte queste esecuzioni extragiudiziali restano impunite.
Anche l’omicidio del ministro Bhatti non ha i colpevoli e nessuno più ne parla. Questa
è una malattia seria della democrazia pakistana, che altrimenti resta solo una parola
vuota”. Per le minoranze religiose, conclude, “è una questione cruciale, in quanto
tocca i diritti fondamentali di ogni persona e l’architettura stessa di uno stato
di diritto. Noi continueremo a fare la nostra parte e a proclamare la Verità”. (R.P.)