L’Onu: i Paesi in tutto il mondo proteggano, più di quanto fatto finora, i giovani
dall’Aids
“Opportunità nella crisi: prevenire l’Hiv dalla prima adolescenza alla giovane età”:
il titolo del rapporto congiunto di diverse agenzie dell’Onu: Unicef, Unaids, Unesco,
Fondo per la popolazione (Unfpa), organizzazioni del Lavoro (Oil) e della Sanità (Oms),
Banca mondiale. Per la prima volta i riflettori accesi su un’età dai 10 ai 24 anni
particolarmente soggetta all’infezione. Lo studio individua i fattori di maggior rischio
ma anche le possibilità di aumentare la protezione, se "per molti giovani, il contagio
da HIV – sottolinea il direttore generale dell'Unicef Anthony Lake - è conseguenza
di negligenze, esclusioni e violazioni che non si verificano all'insaputa di famiglie,
comunità e leader politici e sociali”. Un'accusa grave che pesa sulle istituzioni
e sulle coscienze. Da qui l’esortazione ai leader di ogni Paese a tutti i livelli
“a costruire - spiega Lake - una catena di prevenzione per mantenere informati, protetti
e sani gli adolescenti e i giovani". E veniamo ai dati del rapporto: è leggermente
calata la diffusione dell’Aids, ma l’obiettivo fissato nel 2001 di ridurre entro il
2010 del 25% i contagi tra i giovani è fermo al 12%, meno della metà. Così ancora
oggi 2500 giovani contraggono ogni giorno il virus Hiv e in tutto il mondo si stima
che i sieropositivi tra 15 e 24 anni siano circa 5 milioni e 2 milioni tra i 10 ai
19 anni, in maggioranza ragazze e giovani donne, oltre 60% sul totale dei contagi,
percentuale che supera il 70% nell’Africa sub-sahariana, la regione del mondo più
colpita dal virus: 1 su 3 tra i giovani infettati è sudafricano o nigeriano. (A
cura diRoberta Gisotti)