Croazia: cresce l'attesa per il viaggio del Papa. Il cardinale Bozanić: la secolarizzazione,
principale sfida della Chiesa
La Croazia, dunque, si prepara ad accogliere il Papa sabato e domenica prossimi. Sull’attesa
e le sfide di questo viaggio pastorale, ascoltiamo il cardinale Josip Bozanić,
arcivescovo di Zagabria, al microfono di Isabella Piro:
R. - Innanzitutto,
desidero dire che in Croazia c’è una grande attesa per la visita del Santo Padre Benedetto
XVI. Non appena è stata resa nota ufficialmente la notizia del viaggio apostolico
del Santo Padre a Zagabria il 4 e 5 giugno, come Chiesa abbiamo iniziato un cammino
di preparazione sia a livello diocesano che nazionale. Ogni diocesi ha elaborato dei
programmi in cui si è cercato di coinvolgere soprattutto i giovani e le famiglie.
I giovani si stanno preparando attraverso diverse attività, con incontri di preghiera
e di adorazione. Devo dire che subito, in tanti hanno aderito all’invito di partecipare
all’incontro con il Papa: questo sarà per loro l’Incontro nazionale dei giovani che
si svolge ogni due anni, ma è il primo a cui sarà presente il Santo Padre. E i giovani
lo attendono con tanto entusiasmo. Per le famiglie, sono state elaborate delle speciali
catechesi che si stanno svolgendo in questa fase di preparazione, nei gruppi parrocchiali.
Ma anche tutti i fedeli nelle parrocchie, invitati dai parroci sin dal giorno in cui
è stata annunciata la visita apostolica, accompagnano ogni cosa con una preghiera
intensa e viva gratitudine. E tutto ruota intorno al motto dell’incontro con il Santo
Padre in Croazia, cioè “Insieme in Cristo”.
D. - Perché è stato scelto
proprio questo motto?
R. - Noi vescovi della Chiesa in Croazia abbiamo
scelto questo tema perché la parola “insieme” fa riferimento al desiderio di incontro,
di comunione di ogni essere umano. E questo aspetto, che è la dimensione antropologica,
trova il suo compimento e la sua pienezza nella dimensione teologica e cristologica,
cioè in Cristo, nella novità di Cristo. Cristo è la roccia su cui ogni fedele, ogni
famiglia cristiana deve costruire la propria casa per poter percorrere le vie della
vita.
D. - Quali sono le sfide pastorali più urgenti della Chiesa in
Croazia?
R. - Penso che la sfida maggiore sia quella della secolarizzazione
che è sempre più presente nella nostra società e che mostra il suo influsso soprattutto
sulle nuove generazioni. La Chiesa sente, inoltre, l’appello a dedicarsi alle famiglie,
anch’esse colpite dalla cultura secolarizzata, e che in questo periodo appaiono colpite
dalla mancanza di lavoro, in questa situazione di difficoltà sociali ed economiche
generalizzate. La nostra preoccupazione per le famiglie vuole giungere a sensibilizzare
anche le istituzioni civili, perché sappiano intervenire a favore della famiglia,
non solo a parole, ma anche con veri interventi. La famiglia è un’istituzione che
va tutelata: infatti, nella famiglia risiede il futuro della Chiesa e della società.
D. - La sera del 4 giugno, Benedetto XVI incontrerà i giovani croati:
qual è la realtà giovanile del Paese?
R. - I giovani che incontreranno
il Santo Padre appartengono, per lo più, alle generazioni nate dopo la caduta del
regime comunista. Condividono, quindi, la stessa realtà degli altri giovani europei,
ma sono anche molto sensibili ai valori spirituali e alle iniziative della Chiesa,
sentono che la Chiesa è la loro casa, che dà loro spazio e si occupa di loro. Spesso
sono gli stessi giovani a proporre, nelle parrocchie, varie iniziative: incontri di
preghiera, pellegrinaggi…I nostri giovani partecipano anche volentieri alla vita sacramentale
e cercano anche la possibilità di confessarsi.
D. - Domenica 5 giugno,
poi, il Papa pregherà presso la tomba del Beato Stepinac. Il popolo croato quale significato
attribuisce a questo gesto?
R. - Per la Chiesa in Croazia, il card.
Stepinac è – si può dire – un modello di fedeltà a Cristo, alla Chiesa, alla Santa
Sede. Il Beato Stepinac fu un vero pastore: lui si prodigò per difendere i diritti
fondamentali di ogni uomo e di ogni popolo, per difendere chi era vittima di persecuzioni.
È stato per noi e per la Chiesa un vivo testimone della speranza cristiana; con la
sua vita ha saputo testimoniare la speranza cristiana che nasce dalla piena fiducia
nella fedeltà di Dio, che porta alla vittoria del bene. Il Beato Stepinac fu anche
uomo di coscienza: per non tradire la propria coscienza e venire meno alla parola
data a Cristo e alla Chiesa, non cedette a nessun compromesso, accettando consapevolmente
anche il martirio.
D. - Qual è oggi il ruolo della Croazia in Europa?
R. - La Croazia è aperta all’Unione Europea e si sta preparando ad
entrarvi. Da parte della Chiesa, siamo aperti a ciò: in fondo, la Croazia da sempre
– si può dire – vive nell’ambito della civiltà europea. Siamo, però, anche consapevoli
delle difficoltà e delle possibilità che l’ingresso della Croazia nell’Unione Europea
può comportare. Dinanzi a questo passo, ci sembra importante sottolineare la logica
dello scambio: solo nella conoscenza reciproca della propria identità, cultura, storia
e costumi, i popoli europei possono costruire insieme una “casa comune”. Penso anche
che la Croazia, essendo situata in una regione del continente in cui si incontrano
e convivono sia persone che professano la fede cristiana - appartenenti o alla Chiesa
cattolica o alla Chiesa ortodossa - sia persone che professano la religione musulmana,
è chiamata ad essere luogo di dialogo confessionale ed interreligioso. La Croazia
è chiamata, si può dire, ad essere ponte per l’Europa.
D. - Eminenza,
quali sono le speranze della Chiesa e della nazione croata per la prossima visita
del Papa?
R. - Per noi, è un dono speciale poter trascorrere questi
due giorni con il Santo Padre, incontrarci con lui e pregare con lui. Il nostro cuore
è aperto e desideroso di accogliere le sue parole ed il suo messaggio. Noi guardiamo
a questo evento con grande gratitudine e riconosciamo in esso un’importante occasione
per rendere più viva la nostra risposta cristiana, per essere veri testimoni della
fede, mossi dalla speranza e dalla carità.