Incontro a Roma della Rete antitratta "Talitha Kum". Suor Bonetti: quasi 3 milioni
i nuovi schiavi
Nel mondo, più di due milioni di persone ogni anno sono vittime delle nuove schiavitù.
Un fenomeno che presenta diversi volti e che segue itinerari geografici internazionali.
Per questo le delegate nazionali e regionali di "Talitha Kum", la Rete internazionale
della Vita Consacrata contro il traffico di persone, sono riunite a Roma in una tre
giorni di denunce, proposte e coordinamento delle attività future. Il servizio di
Irene Pugliese:
Milioni di
persone ogni anno sono sfruttate, reclutate, imprigionate e in alcuni casi trasferite
in altri Paesi contro la propria volontà. E’ la tratta, il commercio del corpo umano,
un fenomeno in crescita, difficile da combattere, come denuncia suor Eugenia
Bonetti, responsabile dell’Ufficio tratta donne e minori dell’Unione superiore
maggiori d’Italia: “Ogni anno sono due milioni e 700 mila le
persone vittime del traffico: l’80 per cento sono soprattutto donne e minori che vengono
da Paesi poveri, che vengono presi, trasportati, usati, venduti, comprati e questa
è veramente una nuova forma di schiavitù”.
Non è facile stabilire una
mappatura geografica e combattere il fenomeno. Secondo le Nazioni Unite la piaga è
transnazionale e riguarda non solo donne, ma anche uomini e minori. L’International
Labour Organization afferma che il maggior Paese di origine della schiavitù è l’Asia,
con un milione 400 mila persone sfruttate, seguita da America latina, Africa del Nord
e Paesi subsahariani. Un fenomeno che presenta diversi volti, ricorda suor Bonetti:
“C’è
la schiavitù per il lavoro, c’è la schiavitù per il matrimonio; c’è la schiavitù dell’accattonaggio,
la schiavitù degli organi, dei bambini soldato. Ma c’è anche la schiavitù della prostituzione,
che è la più terribile che ci possa essere perché svuota la persona dei suoi valori,
della sua dignità, della sua vita e del suo essere”.
Realtà diverse,
dunque, a seconda del Paese dove si manifestano, diverse le cause. Nell’Africa centrale
conflitti armati, l’instabilità sociopolitica, l’estrema povertà, portano soprattutto
i giovani a cadere nella maglia dei trafficanti. Il sudest asiatico è un esempio di
Paese di origine, transito e destinazione per il commercio umano. In Europa, a preoccupare
sono le zone dell’est, un’altra area di origine dello sfruttamento, in particolare
per quanto riguarda la prostituzione. Povertà, instabilità politica e ignoranza, dunque,
alla base del fenomeno, ma senza richiesta non ci sarebbe sviluppo e la domanda proviene
soprattutto dai Paesi ricchi, in particolare il mercato del sesso domina incontrastato
ovunque. I poli di questo traffico possono essere Manila e Nairobi come New York e
Parigi. Ma tutto questo come si combatte? Ancora suor Bonetti:
“C’è
una grande necessità di formazione, di informazione a tutti i livelli. Tutti abbiamo
delle responsabilità: dal governo, alla Chiesa, alle scuole, alle famiglie, ai mezzi
di comunicazione; dovremmo lavorare molto nelle scuole, con i nostri giovani, per
aiutare a capire che la dignità di una persona non la puoi comprare”.