Costa d'Avorio: il vescovo di Man chiede una sistemazione per i 27 mila sfollati di
Douékoué
Continua il dramma degli sfollati accolti nella parrocchia di Duékoué, nell’ovest
della Costa d’Avorio. A fine marzo, in seguito alla conquista della città da parte
delle Forze Repubblicane della Costa d’Avorio (Frci) fedeli all’attuale Presidente
Alassane Ouattara, circa 27mila persone, in gran parte di etnia gueré (sostenitori
dell’ex Presidente Gbagbo), si sono rifugiate nella piccola missione cattolica della
città. “La situazione è sempre più drammatica: 27.000 persone che vivono nello spazio
ristretto di una piccola parrocchia. Ciascuna di loro ha a disposizione appena un
metro quadrato per vivere. Le condizioni igieniche e sanitarie sono dunque carenti”
dice all’agenzia Fides mons. Gaspard Béby Gnéba, vescovo di Man, nel cui territorio
rientra Duékoué. L’Onuci (Missione delle Nazioni Unite in Costa d’Avorio) assicura
la sicurezza a queste persone mentre la Caritas fornisce i pasti e un servizio sanitario.
La presenza dei soldati dell’Onu però non è sufficiente a rassicurare i rifugiati
e a farli rientrare a casa. “Il clima di insicurezza è ancora molto forte. Ma il problema
reale è che queste persone non hanno più una casa dove rientrare, perché le loro abitazioni
sono state saccheggiate, distrutte e date alle fiamme” dice mons. Gnéba. “È urgente
trovare un’altra sistemazione per queste persone, oltre a garantire la sicurezza a
coloro che hanno ancora una casa e vogliono ritornarvi. In seguito si dovranno ricostruire
le abitazioni distrutte” conclude il Vescovo di Man. (R.P.)