2011-05-30 16:03:48

Libia. Gli insorti: la vittoria è vicina


Al via oggi a Tripoli la missione diplomatica del presidente sudafricano Zuma, con l’obiettivo di trattare una tregua e l’adozione di riforme democratiche con il regime. La televisione di Stato libica, intanto, ha riferito di raid aerei della Nato sulla città di Zlitan che avrebbero provocato 11 morti. Per il segretario generale dell’Alleanza Atlantica, Rasmussen, il regno di Gheddafi “sta terminando”. Tuttavia non sono bastati 100 giorni di rivolta per costringere Gheddafi a lasciare il potere, anche se i ribelli della Cirenaica sono convinti che la vittoria finale “è ormai vicina”. Sui segnali in tal senso Giada Aquilino ha intervistato Arduino Paniccia, docente di Studi Strategici all’Università di Trieste:RealAudioMP3

R. – In realtà, non ci sono grandi segnali. La vittoria finale del Comitato transitorio forse non è così vicina. Sicuramente, alla fine Gheddafi dovrà andarsene o verrà destituito. Nessuno però, in questo momento, sa esattamente in quali tempi e con quali modalità. Abbiamo detto fin dall’inizio delle operazioni che la no-fly zone e l’intervento aereo non sarebbero sicuramente bastati per cacciare Gheddafi ed i suoi mercenari, e questo si sta dimostrando assolutamente vero e realistico.

D. – Che futuro si può prospettare per Gheddafi, anche in relazione alle notizie su dove si possa trovare adesso?

R. – Io credo che Gheddafi continui a trovarsi in Libia e nelle vicinanze di Tripoli. Penso però che vi siano trattative da parte di molti Paesi, a partire dalla Federazione russa, Paesi africani confinanti, all’interno della stessa Lega araba, per far sì che Gheddafi si arrenda ed abbandoni il Paese. E’ difficile, ora, prevedere l’esito di queste trattative. Gheddafi non sembra voler arrendersi: sembra voler continuare fino in fondo. Ma può darsi che, abbandonato ormai da molti dei suoi, abbandoni il Paese e si rifugi o in un Paese africano o in uno dei Paesi sudamericani.

D. – A proposito dei tradizionali alleati, che ruolo gioca in queste ore la Russia che ha offerto una eventuale mediazione?

R. – Naturalmente, la Russia vuole evitare un ulteriore bagno di sangue: in questo sicuramente è alleata della Turchia. Si è capito, ormai, che se si volesse dare veramente una spallata, bisognerebbe inevitabilmente ricorrere allo sbarco a terra, cosa che nessun Paese si sente in grado di fare e che forse rappresenterebbe invece davvero l’inizio di un’altra delle tristi vicende di combattimenti nei Paesi del Medio Oriente che abbiamo già visto svolgersi nel corso dell’ultimo ventennio. Tutti la vogliono evitare; naturalmente, Gheddafi punta su questo e cerca di trattare ancora da una posizione di forza.

D. – A proposito del protrarsi delle operazioni, il presidente del Cnt, Jalil, ha sottolineato il forte sostegno internazionale ma poi gli insorti, da Bengasi, hanno annunciato di non avere più soldi …

R. – Questo è il problema che gli insorti hanno posto più volte all’attenzione della comunità internazionale, ed è naturalmente legato alla vicenda delle estrazioni petrolifere e della difesa dei pozzi. Probabilmente, arriveranno altri aiuti. Se c’è una cosa sufficientemente chiara è che le organizzazioni internazionali hanno deciso che Gheddafi deve abbandonare la Libia e il suo regime deve finire. Credo che il Consiglio transitorio stia dando maggiori consapevolezze e sicurezze alla comunità internazionale per quanto riguarda il proprio programma e le proprie decisioni, per far sì di essere ancora maggiormente aiutati. (gf)








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