2011-05-30 15:30:06

Batterio killer in Germania. Il prof. Pregliasco: vigilare ma non eccedere nell'allarmismo


Bisogna osservare il fenomeno ma non si deve cadere nell’allarmismo. Così il prof. Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università di Milano, sui casi di contagio da batterio Escherichia coli registrati in Germania. Secondo dati ancora in via di conferma ci sarebbero dieci vittime e oltre 250 contagiati. Casi sospetti ci sarebbero anche in Svezia, Danimarca, Gran Bretagna, Austria e Olanda. Il batterio sarebbe stato individuato su alcuni ortaggi spagnoli. La sorveglianza è alta in tutta l'Europa: i Centri Europei per il Controllo delle Malattie (Ecdc) stanno collaborando con i ministeri della Sanità dei singoli Stati, con l'Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), la Commissione Europea e l'Organizzazione Mondiale della Sanità. Al microfono di Massimiliano Menichetti, lo stesso Fabrizio Pregliasco:RealAudioMP3

R. - Si tratta di batteri che vivono nell’intestino umano, ma che possono anche sopravvivere a lungo - ed anche replicarsi - sul terreno e sulle sostanze organiche comunque presenti nei vegetali. Questa è una variante che si sta studiando, perché è effettivamente più cattiva. E’ un problema che esiste nel mondo, dove sono presenti spesso delle epidemie. Questa però ci preoccupa un po’ per la sua peculiarità: si sono verificati in luoghi geograficamente distinti dei casi gravi, con 10 morti e centinaia di malati con forme gastroenteriche.

D. - Si parla già di Europa in allarme: una paura giustificata?

R. - Si tratta di un batterio che già conosciamo, ma che deve essere ulteriormente studiato per le sue caratteristiche aggressive, perchè invece di starsene tranquillo nell’intestino di uomini e di animali, ha una variante di una produzione di una tossina, che determina poi gli effetti più pesanti, anche a livello generale e cosiddetto sistemico e cioè a livello degli organi vitali. E’ importante comunicare questo, ma non eccedere nell’allarmismo e soprattutto non pensare che ogni problema gastroenterico oggi sia dovuto, in qualche modo, a questa epidemia che - ribadiamo - per ora è in Germania e in alcune altre nazioni del Nord Europa. Nessun caso, a tutt’oggi, di questa forma in Italia.

D. - Sotto accusa in questo caso ci sarebbero dei cetrioli spagnoli, importati dalla Repubblica Ceca…

R. - Non è detto e non è giusto nemmeno mettere la croce su questi prodotti, perché potrebbero essere altri vegetali: la trasmissione, nei fatti, non è stata definita ed evidenziata come da persona a persona, ma sostanzialmente da alimentazione e da prodotti contaminati.

D. - Quali azioni si possono mettere in atto per ridurre l’eventualità di un contagio?

R. - Di fatto l’igiene nella produzione degli alimenti e l’attenzione a tutto ciò che non viene cotto, perché la cottura è efficacissima; ciò che non viene trattato - per esempio le verdure - il lavaggio, eventualmente la disinfezione con blandi disinfettanti, utilizzando composti del cloro, rappresentano il buon senso che può limitare e bloccare la diffusione di queste epidemie.

D. - La raccomandazione di lavarsi sempre le mani, vale sempre e vale anche in questo caso?

R. - Assolutamente sì. Oltre l’igiene degli alimenti, lavarsi frequentemente le mani è come sempre per altri problematiche - lo abbiamo imparato per l’influenza e per tantissime patologie effettive - un modo per spezzare la catena del contagio. (mg)







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