Annunciare Cristo in modo nuovo all'uomo secolarizzato di oggi: così il Papa al dicastero
della nuova evangelizzazione
L'attuale società secolarizzata ha bisogno di nuovi evangelizzatori, capaci di annunciare
la Parola di Dio in modo nuovo per toccare il cuore dell'uomo di oggi, "spesso distratto
e insensibile": è quanto ha affermato stamani Benedetto XVI rivolgendosi ai partecipanti
alla prima assemblea plenaria del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova
evangelizzazione da lui istituito nell'ottobre dell'anno scorso. Il servizio di Amedeo
Lomonaco:
La secolarizzazione
ha lasciato “pesanti tracce anche in Paesi di tradizione cristiana”. Da questa “crisi
della vita cristiana” - spiega il Papa - scaturisce l’esigenza di una “nuova evangelizzazione”,
di una “rinnovata modalità di annuncio”:
“Il Vangelo è il sempre
nuovo annuncio della salvezza operata da Cristo per rendere l’umanità partecipe del
mistero di Dio e della sua vita di amore e aprirla ad un futuro di speranza affidabile
e forte. Sottolineare che in questo momento della storia la Chiesa è chiamata a compiere
una nuova evangelizzazione, vuol dire intensificare l’azione missionaria per corrispondere
pienamente al mandato del Signore”.
Questa mutata situazione, segnata
da profondi mutamenti culturali, richiede “particolare attenzione per l’annuncio del
Vangelo”, “per rendere ragione della propria fede in situazioni differenti dal passato”:
“La
crisi che si sperimenta porta con sé i tratti dell’esclusione di Dio dalla vita delle
persone, di una generalizzata indifferenza nei confronti della stessa fede cristiana,
fino al tentativo di marginalizzarla dalla vita pubblica”.
Mentre
nei decenni passati era ancora possibile “ritrovare un generale senso cristiano che
unificava il comune sentire di intere generazioni”, oggi si assiste al dramma della
frammentarietà, che non consente di avere più un riferimento unificante:
“Inoltre,
si verifica spesso il fenomeno di persone che desiderano appartenere alla Chiesa,
ma sono fortemente plasmate da una visione della vita in contrasto con la fede”.
“Annunciare
Gesù Cristo unico Salvatore del mondo, oggi appare più complesso che nel passato”.
Ma il nostro compito – sottolinea il Santo Padre – è lo stesso degli albori della
nostra storia:
“La missione non è mutata, così come non devono mutare
l’entusiasmo e il coraggio che mossero gli Apostoli e i primi discepoli. Lo Spirito
Santo che li spinse ad aprire le porte del cenacolo, costituendoli evangelizzatori
(cfr At 2,1-4), è lo stesso Spirito che muove oggi la Chiesa per un rinnovato annuncio
di speranza agli uomini del nostro tempo”.
Per convincere l’uomo
contemporaneo, spesso “distratto e insensibile” – aggiunge il Papa - c’è bisogno di
“nuovi evangelizzatori” e di un “rinnovato vigore” per rendere maggiormente efficace
l’annuncio della salvezza:
“Anche in chi resta legato alle radici
cristiane, ma vive il difficile rapporto con la modernità, è importante far comprendere
che l’essere cristiano non è una specie di abito da vestire in privato o in particolari
occasioni, ma è qualcosa di vivo e totalizzante, capace di assumere tutto ciò che
di buono vi è nella modernità”.
L’urgenza per un rinnovato annuncio
non può prescindere dalla formazione per le nuove generazioni. Lo stile di vita dei
credenti ha anche bisogno di “una genuina credibilità, tanto più convincente quanto
più drammatica è la condizione di coloro a cui si rivolgono”. E’ mediante la sua condotta
– conclude il Pontefice ricordando le parole di Papa Paolo VI – che la Chiesa evangelizzerà
il mondo, vale a dire mediante “la sua testimonianza vissuta di fedeltà al Signore
Gesù, di povertà e di distacco, di libertà di fronte ai poteri di questo mondo, in
una parola, di santità”.