Gregoriana: pubblicati gli atti della Conferenza su Darwin, ribadita l'importanza
del dialogo tra scienza e fede
Un passo importante verso la fondazione di un linguaggio comune tra scienza, filosofia
e teologia, che permetta non solo di superare i conflitti del passato ma anche di
incentivare la futura ricerca in ciascun settore. E’ l’obiettivo raggiunto dalla Conferenza
“L’evoluzione biologica: fatti e teorie. Un approccio critico a 150 anni dall’Origine
delle Specie”, svoltasi nel marzo del 2009 alla Pontificia Università Gregoriana sotto
il Patrocinio del Pontificio Consiglio della Cultura. Gli atti di quell’assise accademica
senza precedenti sono stati ora pubblicati a tempo di record e presentati nei giorni
scorsi alla Gregoriana. Il servizio di Fabio Colagrande:
“La Chiesa
non condannò mai Charles Darwin, né la sua teoria dell’evoluzione. Tuttavia, molte
persone sono ancora convinte che si opponga a questa teoria scientifica”. Lo ha ricordato
il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del dicastero della cultura, nel saluto
che ha aperto la presentazione del volume che in più di settecento pagine raccoglie
le relazioni al convegno interdisciplinare sull’evoluzione biologica tenutosi due
anni fa a Roma nell’ambito del Progetto Stoq. “Bisogna adoperarsi sul versante della
divulgazione culturale - ha aggiunto il porporato - per giungere a quella visione
unitaria e organica del sapere che auspicava Giovanni Paolo II nell’Enciclica Fides
et ratio”.
Sulla stessa linea, nell’introduzione al testo, i curatori
- i professori Auletta, Leclerc e Martínez - evidenziano come la conferenza del 2009
abbia dimostrato l’illusorietà di molti conflitti tra scienza e teologia, in realtà
basati solo su affermazioni ideologiche. Una dimostrazione pratica di come le due
discipline, con la mediazione della filosofia, possano anzi avvantaggiarsi reciprocamente
da un confronto, nel rispetto e nella distinzione delle rispettive metodologie e mantenendo
la propria autonomia.
Durante la presentazione del volume, il prof.
Gennaro Auletta, docente di Filosofia delle scienze presso la Gregoriana,
si è soffermato sui motivi per cui la Chiesa deve oggi approfondire la sua conoscenza
scientifica per non rischiare una marginalizzazione culturale.
“La conoscenza
scientifica non è semplicemente una conoscenza di serie B che ha a che fare con alcune
questioni empiriche o di poco conto, ma è conoscenza della verità nel senso più pieno
della parola e quindi meritevole di essere presa molto sul serio. Una filosofia e
una teologia che non sono in grado di recepire questo, di fare i conti con questo,
secondo me si condannano a priori a una morte rapida, perché una filosofia senza scienza
rischia di scivolare nell’estetismo del relativismo. Una proposta così ambiziosa,
come quella di volere interpretare perfino in termini escatologici la dimensione umana,
necessariamente deve partire dalla creazione così come è oggi. Sottovalutare quello
che la scienza ha da dirci sul nostro universo sarebbe veramente un gravissimo errore”.
Momento
centrale della presentazione degli Atti è stato l’intervento del presidente
della Pontificia Accademia delle Scienze, il microbiologo genetista, premio Nobel
per la medicina, Werner Harber, che ha tenuto una conferenza sul tema ‘Il Darwinismo
molecolare nel contesto dello sviluppo sostenibile’. Nel suo intervento, il prof.
Harber ha applicato la teoria dell’evoluzione ai processi molecolari, mostrando le
sue implicazioni nel campo della genetica. Lo scienziato svizzero ha in particolare
evidenziato la possibilità che ha oggi l’uomo di influire positivamente sui processi
evolutivi, attraverso l’ingegneria genetica, consentendo un miglioramento ambientale,
economico e sociale globale. Purtroppo - ha spiegato - queste tecniche sono attualmente
utilizzate solo per fini meramente economici, mentre richiederebbero un controllo
politico-sociale per garantire il rispetto dell’eticità e soprattutto delle bio-diversità.