Convegno internazionale in Vaticano sull'Aids: la dignità della persona umana sia
sempre rispettata
"Chinarsi come il Buon Samaritano verso l’uomo ferito abbandonato sul ciglio della
strada è adempiere quella 'giustizia più grande' che Gesù chiede ai suoi discepoli
e attua nella sua vita, perché l’adempimento della Legge è l’amore". Le parole di
Benedetto XVI hanno fatto da cornice al Convegno dedicato a “La Centralità della persona
nella prevenzione e nel trattamento dell’Hiv/Aids”, che si è chiuso ieri in Vaticano.
Sulle conclusioni del meeting promosso dalla Fondazione "Il Buon Samaritano", presso
il Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, ci riferisce Claudia Di Lorenzi:
Il minimo
comun denominatore degli indirizzi e dei modelli operativi proposti è quello della
centralità della persona umana nella cura e nella prevenzione dell’Aids. Un “mettere
al centro” che nel concreto significa privilegiare le opzioni che promuovono la crescita
umana della persona, sollecitano una piena consapevolezza della malattia, il senso
di responsabilità verso gli altri, la comprensione del mistero dell’uomo, che proprio“nella
persona malata e sofferente si fa “via della Chiesa”. Sul piano operativo - evidenzia
mons. Zygmunt Zimowski, presidente del dicastero vaticano promotore del convegno –
ciò significa suscitare anzitutto “un cambiamento del comportamento”, proporre, "un
nuovo modello di sessualità ispirato ai valori della fedeltà coniugale e della famiglia,
anche se questa, certo, è la via più difficile". E poi favorire l’accesso gratuito
alla terapia antiretrovirale, che - ha spiegato mons. Silvano Maria Tomasi, Osservatore
permanente della Santa Sede presso l’Onu di Ginevra – da un lato garantisce “una maggiore
sopravvivenza e una migliore qualità di vita nelle persone che si sono già infettate”,
e dall’altro, secondo una ipotesi innovativa, può contribuire a prevenire la diffusione
del virus, “abbassando la viremia nei soggetti contaminati”. Tuttavia – continua mons.
Tomasi - la strada da percorrere è ancora lunga, poichè “33 milioni di persone nel
mondo vivono con l’Hiv/Aids; per ogni nuova persona che riesce ad accedere al trattamento
antiretrovirale salvavita, due nuove vengono infettate; 7100 nuove infezioni si registrano
ogni giorno; oggi 10 milioni di persone che necessitano di questi farmaci non hanno
la possibilità di assumerli”.
Una situazione sempre più drammatica
che sollecita soluzioni nuove. Come quella presentata da un’azienda farmaceutica statunitense,
che piuttosto che donare farmaci ai Paesi poveri ha scelto di cedere gratuitamente
il brevetto dei medicinali, affinchè possano essere realizzati in loco e disponibili
in maniera continuativa, anche promuovendo localmente l’attivazione di un circuito
economico e industriale. O l’esperienza della Comunità di Sant’Egidio col suo progetto
“Dream”, che realizza un sistema di assistenza sanitaria strutturato e capillare nelle
regioni più povere dell’Africa, dove piccoli centri di salute sono collegati tra loro
e gestiti da personale locale, e dove i farmaci sono distribuiti gratuitamente e particolare
cura è dedicata ad impedire la trasmissione madre-figlio del virus. Significativa
anche la proposta della Fondazione "Il Buon Samaritano" che ha elaborato un Modello
di Azione Integrato che promuove l’accesso gratuito ai farmaci antiretrovirali,
il cui costo, ridotto al minimo, è sostenuto dai governi; la formazione di personale
medico infermieristico locale; la realizzazione di una rete di laboratori di analisi,
diagnosi e trattamento; la prevenzione a vantaggio di bambini e famiglie; e la promozione
di progetti di sviluppo agricolo e microcredito. Proposte variegate, dunque, tutte
volte a contrastare insieme agli effetti anche le cause dell’epidemia di Aids nel
mondo, alla luce del messaggio proposto dalla Chiesa: “Un sì alla vita vissuta nobilmente
e umanamente; nel rispetto del proprio corpo e di quello degli altri”.