Si intensificano i raid aerei della Nato su Tripoli. In mattinata colpita la zona
centrale della città, proprio nel quartiere dove si trova la residenza del Colonnello
Gheddafi. Nel mirino sono finite strutture militari ma il regime parla di obiettivi
civili. La cronaca nel servizio Eugenio Bonanata:
E’ la prima
volta che i caccia della Nato entrano in azione di mattina nel centro di Tripoli.
L’ultimo raid è avvenuto intorno alle 10, ora locale, e ha colpito una caserma della
guardia popolare presa di mira ormai da diversi giorni. Numerosi gli attacchi condotti
in nottata. Come sempre, l’area interessata è il quartiere di Bab Al-Aziziya, poco
distante dalla residenza bunker di Gheddafi. La Nato, che smentisce di aver ricevuto
proposte per un cessate il fuoco da parte di Tripoli, ribadisce che gli obiettivi
di queste ore sono strutture militari. Tuttavia, i mezzi di informazione del regime
lamentano “danni umani e materiali” e attacchi contro “obiettivi civili”, che sarebbero
stati colpiti anche a Mizra, una zona desertica che si trova più di 150 chilometri
a sud dalla capitale. Sul terreno della propaganda è intervenuta anche la moglie del
Colonnello, che dice di aver perso un figlio in uno degli attacchi della Nato. La
donna, in un’intervista telefonica alla Cnn, ha accusato l’Alleanza Atlantica di aver
commesso “crimini di guerra” e di aver violato il mandato dell’Onu che parla soltanto
della protezione di civili minacciati. A questo proposito il Movimento Giovanile Libico,
alleato dei ribelli, denuncia alle Nazioni Unite, attraverso una lettera, un piano
di “pulizia etnica in corso” in due città berbere storicamente ostili a Gheddafi,
finite sotto assedio delle forze lealiste dal 3 aprile scorso. Si tratta di Yafran
e di al-Qala'a, situate tra le montagne un centinaio di chilometri a sud-ovest di
Tripoli.