India: no dei nazionalisti indù alla proposta di legge sulla violenza contro le minoranze
Le organizzazioni per i diritti umani, le comunità religiose, le associazioni cristiane
e musulmane, le Ong nella società civile indiana hanno una settimana di tempo (fino
al 4 giugno) per leggere, esaminare e proporre modifiche al “Communal Violence Bill”,
la proposta di legge che intende contrastare la violenza sulle minoranze etniche e
religiose. La legge, approvata di recente dal National Advisory Council (NAC), sarà
poi discussa nella sessione estiva dei lavori parlamentari, a luglio prossimo. Il
testo di legge, riferiscono a Fides fonti nella società civile, ha generato un vivace
dibattito nell’opinione pubblica indiana: da un lato i partiti di opposizione, guidati
dal partito nazionalista indù “Bharatiya Janata Party” (BJP), hanno lanciato una virulenta
campagna contro la legge, definendola “legge draconiana”, che toglie sovranità agli
Stati nazionali a vantaggio del governo centrale, che “creerà squilibrio e tensioni”
fra le diverse comunità religiose presenti in India, della quale “facilmente si abuserà”.
Il ministro federale per lo Sviluppo delle Risorse umane, Kapil Sibal ha riposto affermando
che la United Progressive Alliance (UPA), coalizione al governo, è determinata ad
approvare il testo, nonostante le lamentele dell’opposizione: “Vogliamo che i governi
dei diversi Stati indiani o i singoli individui siano perseguibili per il genere di
episodi avvenuti in passato”, ha detto, riferendosi ai massacri contro i musulmani
in Gujarat nel 2002 o contro i cristiani in Orissa nel 2008. Il provvedimento è accolto
con favore dalle organizzazioni cristiane e musulmane, e da Ong laiche nella società
civile indiana. A Mumbai i membri dell’All India Secular Forum si incontreranno il
30 maggio per redigere delle proposte di modifica, mentre i cristiani hanno avviato
uno scambio di pareri a livello ecumenico, per poi incontrarsi a Delhi, agli inizi
di giugno, per inviare le proprie osservazioni al NAC. “Il testo è un buon inizio
per la protezione del minoranze” dice a Fides Joseph Dias, leader del “Catholic Secular
Forum”, che partecipa alle consultazioni in corso. “La bozza di legge è stata più
volte modificata ed emendata negli anni scorsi e ora è una buona versione. Il governo
centrale deve avere potere di intervento, nei casi di violenza diffusa, in quanto
finora si è trovato impotente a fermare episodi gravi di violenza, come in Orissa,
Gujarat o Karnataka. Il BJP, d’altro canto, si oppone alla legge perché finora ha
avuto le mani libere per coprire i gruppi estremisti indù, autori delle violenze,
nei vari stati dove è al governo. In ogni caso sarà fondamentale l’Autorità Nazionale
istituita dalla legge, che ne dovrà garantire l’applicazione”, conclude Dias. “Anche
se la popolazione di questo Paese da secoli aspetta una legislazione sull’antica questione
della violenza intercomunitaria, la proposta di legge dà nuova speranza alla nazione”,
rimarca padre Anand Muttungal, portavoce della Chiesa in Madhya Pradesh.