Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica
In questa sesta Domenica di Pasqua, la liturgia ci propone il passo del Vangelo in
cui Gesù dice ai suoi discepoli:
“Se mi amate, osserverete i miei comandamenti;
e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per
sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede
e non lo conosce”.
Su questo brano del Vangelo, ascoltiamo il commento
del padre carmelitano Bruno Secondin, docente di Teologia spirituale alla Pontificia
Università Gregoriana:
La promessa
del Paràclito, come sostenitore e garante dell’amore di Dio per noi, e la reciprocità
nell’amore che unisce Padre e Figlio, e coinvolge anche tutti noi: questi i due aspetti
della nostra fede messi in risalto dal breve brano evangelico. Non una vita piena
di formalismi e di riti, non un cristianesimo fatto di abitudini e precetti, neppure
una dottrina compatta e sofisticata. Ma una relazione aperta, ricca di comunione e
fedeltà reciproca. “Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò”, assicura
Gesù: non divieti o imposizioni, ma solo amore e perfino fusione. Ricordiamocelo quando
misuriamo l’identità cristiana a partire dalla partecipazione ai riti e per l’osservanza
di precetti e tradizioni; non facciamo del cristianesimo una religione di abitudini
e esteriorità sacre. La sostanza dell’identità cristiana e gli orizzonti della missione
stanno piuttosto nella capacità di amare, di lasciarsi amare dal Padre, di seminare
amore, dialogo, comunione. Su questa strada, verso questa logica ci porta lo Spirito:
però il mondo non lo capisce, perché non vuole conoscere la verità, anzi la contrasta
con le proprie idolatrie e mille abbagli di egoismi e di alienazioni. A noi tocca
abitare in mezzo a queste ambiguità, dando testimonianza – come ricorda oggi Pietro
– “della speranza che è in noi”. Una speranza viva, una certezza serena, una gioia
segreta.