Vertice del G8: piano di aiuti per i Paesi protagonisti della primavera araba
Secondo e ultimo giorno del G8 a Deauville, in Francia, dove da ieri i grandi del
mondo si confrontano sulle emergenze internazionali del momento. Le situazioni di
Libia, Siria, Tunisia, Egitto e Medio Oriente i temi centrali della bozza del documento
finale del vertice. Marco Guerra:
La cosiddetta
primavera araba è tema principale sul tavolo del G8. I grandi della terra non si sono
limitati ad esprimere il loro appoggio ai movimenti di protesta, ma intendono varare
un pacchetto di aiuti e prestiti per 40 miliardi di dollari a favore dei governi che
stanno procedendo nella riforma del sistema politico del proprio Paese. A beneficiarne
saranno soprattutto Tunisia ed Egitto. I Paesi del Nord Africa si incontreranno prima
della fine di giugno per definire i dettagli del programma. Al centro dei lavori anche
le crisi in Libia e Siria. Il G8 si dice pronto a “misure” contro il governo siriano
di Assad ma non cita possibili azioni al consiglio di sicurezza dell'Onu, come invece
ipotizzato in mattinata. I leader delle principali potenze del mondo chiedono inoltre
“l'immediata cessazione dell'uso della forza del regime Libico contro i civili” e
“sostiene una soluzione politica nel Paese”. Su Gheddafi è stata però ribadita la
necessità che se ne vada e la volontà di portare avanti l’intervento militare. Restando
sul Medio Oriente, il G8 ha espresso un “forte sostegno” all'appello lanciato dal
presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, perché l'iniziativa di pace tra Israele
e Palestina si basi sui confini del 1967, e ha lanciato un appello al rilascio del
soldato israeliano Shalit, tenuto prigioniero da Hamas dal 2006. Nel documento finale
si parla anche dello sviluppo di Internet e dell’uso etico della rete. Restano invece
le distanze sul clima: Stati Uniti, Russia, Giappone e Canada rifiutano un accordo
vincolante per ridurre le emissioni di gas serra, da sottoscrivere alla conferenza
sul clima in Sud Africa in programma a dicembre.
Dunque, dal G8 viene un
forte appoggio alla cosiddetta “primavera araba”. Ma basterà la strategia del finanziamento
a garantire democrazia e stabilità in questi Paesi che escono da rivolgimenti sociali
e politici epocali? Giancarlo La Vella lo ha chiesto ad Angelo Inzoli,
della rivista Popoli:
R. – La scelta
che è stata fatta rimane quella classica, cioè di creare un fondo che dovrebbe essere
erogato attraverso il Fondo Monetario Internazionale. Quindi è il metodo tradizionale
della cooperazione e dell’aiuto allo sviluppo per i Paesi emergenti. Quello che si
può dire è che forse questo stanziamento arriva in un momento in cui ancora non è
stata realizzata una valutazione critica dell’efficacia degli sforzi fatti negli anni
precedenti attraverso questo strumento.
D. – Quanto può servire l’esperienza
recente con i fallimenti che questa procedura ha avuto, ad esempio in Afghanistan
e in Iraq?
R. – Il problema di fondo è che tutte le volte che c’è questo
stanziamento di risorse economiche su realtà locali che non sono affidabili, questi
soldi, alla fine, non produrranno un grande risultato. Certo, oggi i grandi Paesi
sono di fronte ad un grande problema di fondo: il petrolio e la necessità di risorse
energetiche, garantire le risorse energetiche nei prossimi 20 anni. E’ chiaro che
questa è un’area determinante per questi problemi, però, attraverso queste risorse
che vengono erogate si cerca sostanzialmente di controllare questa primavera dei Paesi
arabi. Io non so se ce la faranno, perché bisogna anche dire che questa primavera
è arrivata senza che, in qualche modo, i grandi Paesi si rendessero conto che pochi
si stavano muovendo. Quindi bisognerà vedere come, concretamente, su quali punti e
quali settori verranno investiti questi soldi, chi li gestirà e ancora non sappiamo
bene, all’interno dei singoli Paesi, quali sono le nuove elite politiche che si stanno
costruendo. Ci sono molti problemi. La mia impressione è che attraverso questi aiuti
frettolosi, senza che una valutazione del passato sia fatta e senza che ci sia ancora
una chiara visione di come andranno le cose, ci sia un tentativo di influenzare politicamente
il cambiamento che sta avvenendo. Chiunque andrà al potere dovrà fare i conti con
il nostro aiuto. (vv)